Il Triplete è (anche) merito mio / 1

di BE.ST. *

*- vive a Ferrara con una maestra elementare e un figlio dai gusti politici mediocri ma fortunatamente interista. Dopo inutili e remoti approcci calcistici (non bastò acquistare “Sandro Mazzola vi insegna il calcio”), una domenica (“tanto sarei andato in panchina”) affronta una gara podistica e scopre che gli riesce meglio. Attacca le scarpe da calcio al chiodo ma quando supera il “muro” delle 2h30′ nella maratona di 131 secondi ci rimane male e diventa così un apprezzato dirigente sportivo accumulando esperienza e lipidi. Interista da sempre e per eredità, ha vissuto momenti atroci come la papera di Giuliano Sarti, la sconfitta nella finale con l’Ajax, il gol annullato a Rummenigge… e molto (purtroppo) altro ancora. E’ convinto che l’ingresso della Champions al Meazza all’alba del 23 maggio 2010 sia stato un rito tra il magico e il religioso che ha lavato via decenni di errori nostri e peccati altrui.

27 Agosto 2009: in una modesta locanda della periferia di Letterkenny (Donegal) si festeggia il compleanno di mia moglie (che non è irlandese ma passavamo di lì). Niente di strano nel festeggiare il compleanno della moglie, capita ogni anno, ma in contemporanea c’era il sorteggio della fase a gironi della Champions (anche questo capita ogni anno, ma questo è un anno diverso), c’è qualcosa di positivo nell’aria (almeno a parere del figliolo allora appena decenne). E’ il cameriere che insieme al conto ci porta un “pizzino” scarabocchiato che ci getta nello sconforto. Barcellona!!! e poi le altre indigeste squadre dell’Est.

Passano i mesi calcistici tra mille incertezze e distrazioni, tra un weekend con la famiglia a Torino proprio quando gli smacchiati ci mettono sotto all’andata e sempre gli smacchiati che mi faranno dilapidare una fortuna telefonica, bloccato a Colonia dal fumo del vulcano in una sorta di “tutto il calcio minuto…” con il figliolo collegato da casa.

Incertezze e distrazioni che hanno ceduto il passo a possibili migliori scenari. Nascono così mille scaramanzie personali e collettive. Quattro mesi nei quali prima di ogni match mangi sempre le stesse cose,  ti siedi sempre nello stesso posto sul divano e ti vesti sempre allo stesso modo (assicuro che il 22 maggio avere la coperta in pile dell’Inter sulle spalle qualche disagio lo crea). Non potevamo distrarci, ogni dettaglio era utile alla causa della vittoria perché – quando hai quasi 50 anni e tifi Inter da 45 – non puoi tralasciare niente.

Il risultato è un tappo di sughero sulla scrivania del mio ufficio, un semplice tappo di sughero delle migliori bollicine italiane con inciso a penna: 22 Maggio 2010.

p.s. Grazie Roberto per avermi reso i dieci anni persi nei quattro mesi di quel bellissimo viaggio chiamato TRIPLETE.

COMUNICAZIONI DI SETTORE. Facciamo durare l’anniversario del Triplete un po’ di più? Così, alla buona, tra amici. Mandatemi le foto e la storia del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così. Avete difficoltà con la lingua italiana? Avevate 5 alla Scuola Radio Elettra? La vostra prof quando vi vede si mette a ridere e dice ai passanti “Non avete idea di che capra fosse”? Non temete, se vi fidate sistemo io. Dai, su, quando ci ricapita di festeggiare? Quindi, se volete scrivere qualcosa del vostro Triplete, scrivete copiosi. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese simbolicamente vi ringrazierà.

MILANO. Agli amici e alle amiche di Milano (che vivono a Milano, che frequentano Milano, che lavorano a Milano, che hanno parenti a Milano, che fanno shopping a Milano, che fanno sport a Milano, che hanno l’amante a Milano, che vanno a farsi fare massaggi dalle cinesi a Milano) sono lieto di annunciare che alla fine della settimana prossima, tipo dal 5 o 6 giugno, il libro sarà disponibile alla Libreria dello Sport di via Carducci. Vi farò sapere con maggiore precisione.

INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 8 commenti

Uomini che piacciono alle donne / 1

Il titolo del post (cui seguiranno almeno altre due puntate: la vanità maschile è una brutta bestia) mi è stato suggerito proprio da questa foto. Osservate attentamente A., amico del mio coach cecoslovacco Stanislao Pizzinski: quale donna (o uomo, ben inteso: questa è una rubrica arcobaleno) non vorrebbe avere per casa un ometto così? Quale donna non vorrebbe tornare a casa la sera dopo un’intensa giornata di lavoro o un faticoso corso di pilates e trovare il proprio uomo con questo outfit domestico? Birra, maglia dell’Inter, memorabilia dell’Inter, libri sull’Inter. Un gioiellino. A. mi rivela anche di avere un’altra cosa in comune con me, e cioè l’amore e l’odio per Pavia: “Nel senso che amo e odio quel suo gradevole clima che ho avuto la gioia di assaporare da giovincello, quando venivo lì a trovare quella che è ancora la mia compagna di vita che allora era universitaria, e il cui unico e tremendo difetto è quello di essere una gobba”. E’ terribile, A., ti sono vicino. E capisco che tu giri per casa conciato così: è resistenza civile.

A M. va assegnato d’ufficio il premio per il più breve testo di accompagnamento alla foto: zero parole. Zero! Cioè, ha aperto al sua bella mail, ha digitato il mio indirizzo, ha caricato la foto e via, zac!, e che Settore si arrangi. Quindi non so chi sia, di dove sia, niente. Ma M. in fondo ha ragione: la foto, effettivamente, parla da sola. Immaginate la faccia della moglie/fidanzata/trombamica/amica (non so nulla di lui, vado a spanne) quando se lo vede arrivare a tavola vestito così. Ecco.

D., alpinista e uomo politico toscano, è citato nel libro, nel capitolo dedicato a Inter-Barcellona. L’ho conosciuto proprio quel giorno: lui, il Francesco Gabbani della Garfagnana, andava allo stadio e io andavo a casa: in fondo al libro, nella fotogallery, c’è anche la foto che ci siamo scattati davanti a un porchettaro con un esplicito riferimento sessuale nell’insegna. Poi ci siamo rivisti un paio di anni fa dandoci appuntamento fuori Lucca, al Ponte del diavolo, una roba romantica che al confronto Brokeback Mountain è Scuola di Polizia. Come si vede dalla foto, D. ha ricevuto in contemporanea il libro e la maglietta ufficiale celebrativa del Triplete. Da allora gira la Garfagnana così: in maglietta con un libro in mano, con quel sorrisetto stampato in viso sotto il baffetto da sparviero. Non lo vedono da giorni nè al lavoro, nè in giunta, nè al bar. La settimana prossima se ne occuperà la Sciarelli, allertata da una telefonata preoccupata della moglie.

COMUNICAZIONI DI SETTORE. Un po’ di cose le ho già, altre le attendo, se vi va. Facciamo durare l’anniversario del Triplete un po’ di più? Così, alla buona, tra amici. Mandatemi foto e la storia del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così. Avete difficoltà con la lingua italiana? Avevate 5 alla Scuola Radio Elettra? Non temete, se vi fidate sistemo io. Dai, su, quando ci ricapita di festeggiare?

INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Quindi, se volete scrivere qualcosa del vostro Triplete, scrivete copiosi. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes). Tornando a Ibs. it, c’è scritto “disponibile in tre settimane”. In realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima.

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 10 commenti

Io, l’esegesi di Settore e tre persone rispettabili in ginocchio davanti alla tv

di BOBBY CHALTRON *

*- pseudonimo di G., livornese, interista, informatico e pseudo-politico, ama fare il brillante analista e leguleio; stupisce la gente imitando un poliglotta. Lo stupore aumenta quando gli stranieri effettivamente gli rispondono.

Lo scrivo subito, così non ci penso più ( sì, come l’inizio del libro di Materazzi… Be’ ? Ma certo che ho comprato anche quello, a suo tempo…! ) : non ho un ricordo nitido del 22 Maggio inteso come giornata piena. Ecco: ho fatto “outing”; ora – per chi volesse leggere – vi racconto due o tre cose…

Quel fine settimana NON lo trascorsi sul lago d’Iseo, come gli altri, con la mia compagna della bassa bergamasca. Ragioni di forza maggiore, riunione del gabinetto COBRA, le cavallette… Devo dire che ero stranamente fiducioso, ma insomma… i tedeschi sono tradizionalmente “duri”, però la sensazione di onnipotenza che mi accompagnava da quando ero stato “paracadutato” a Roma (Owen Wilson in “Behind enemy lines” a noi ci fa un baffo o – come dicono a Roma – ce spiccia casa ) a svolgere il mio importante còmpito istituzionale (non riesco a scriverlo, inutile…), in contemporanea con Calciopoli, l’era dorata dell’Inter e la contemporanea cacciata ad un inferno persino troppo morbido per i gobbi… be’, mi/ci avevano abituato troppo bene. Come ho scritto giorni fa… mi sono andato a rivedere il derby finito in 9, la partita con la Samp ( le manette ), la caccia all’uomo (come opportunamente è stata battezzata su Youtube) nella finale di Coppa Italia a Roma e mica me le ricordavo… ma poi… chi se ne frega di cosa faccio io?

Un libro è come un film. Ciascuno ha i propri gusti, ma un libro – come un film – deve dare emozioni. Sia di avventura, sia di terrore, sia comico, sia giallo, sia romantico… Gli autori comunicano emozioni, ci prendono per mano e ci accompagnano in un percorso di cui solo loro conoscono la fine. Il merito di Settore ( l’ho già scritto e lo ripeto volentieri ) è che ci porta lievemente a riflettere su noi stessi mentre ci offre delicati spunti di sè, e non ci forza a condividere, ma lascia che lo facciamo spontaneamente ( la nota sul tifoso curvaiolo che NON HA ANCORA CAPITO come si fa l’interista mi ha letteralmente messo al suo posto, perché mi è capitata la stessa cosa, pari-pari…).

Il merito di Settore è scrivere come L. Goldoni (una volta si definì come uno che scrive “un diario per conto terzi”) e come P. Villaggio, genialmente dissacrante, affrontando però il calcio e i suoi personaggi. Più difficile ? Sì. Più bravo? Bah… mica mi paga, per scriverlo…

Per finire : ho un ricordo nitido, invece, della sera del 22 maggio. Non c’era stato bisogno di convocazione formale. S., stimato ginecologo che all’epoca ambiva ma non pensava (ma come cacchio si fa a scrivere così ?!?!) ancora a far domanda per il primariato in ospedale, R., stimato magistrato, che all’epoca non pensava che avrebbe presentato domanda per la carica di presidente del tribunale (e avrebbe comprato la cover dell’Inter per il cellulare) e G. che già all’epoca mostrava segni di fragilità psichica, erano pronti a casa di S., “già cenati”, dieci minuti prima che la gara iniziasse, già allora con distanza di un metro per poter esultare come bruti con comodo.

L’abbiamo vissuta come doveva esser vissuta, con commenti colti e misurati come conviene tra gentiluomini della labronica stirpe (credo che abbiamo iniziato con “…e chi non salta, è un pisano…” sulle note di “Bella ciao”, ma solo per scaramanzia, e forse ci è scappato anche qualche commento dubbioso della moralità delle donne della famiglia dell’arbitro, ma giusto poche cose…). Alla fine, esausti ma felici, C. la moglie di S., stimata funzionaria pubblica con incarico importante, ha dovuto fotografare quei tre fessacchioni che – dai tempi della quarta ginnasio – hanno scoperto la comune passione e che – in ginocchio davanti al televisore – hanno messo a rischio la propria rispettabilità nel superiore interesse dell’interismo. Incuranti del rischio e votati al sacrificio, fulgido esempio di… no, stavo
scrivendo la motivazione della medaglia all’ordine di Prisco…

Come cacchio si fa a recensire un libro, dato che ogni singolo lettore ha emozioni proprie ? Ho grande pietà ed invidia per chi non l’abbia ancora letto… Pietà perché gli manca molto, invidia perché sta per scoprire qualcosa di dolcemente struggente. Ahhhh… scusate, mi è andato del gel igienizzante negli occhi ( cit. ).

COMUNICAZIONI DI SETTORE. Cioè, io vi debbo ringraziare. La classifica di Ibs.it non sarà la Bibbia, ma questi sono i risultati dell’ultima settimana e dell’ultimo mese, e in mezzo a Einaudi e Mondadori, a gente che ha vinto 11 anelli Nba o qualche Champions (quindi non mi riferisco a Chiellini), spunta anche Settoruccio con la piccola Primula. Son soddisfazioni, davvero.  In questi giorni ho tante cose vostre da pubblicare, tra foto con il libro e ricordi del Triplete. Sono cose spontanee – io non ve lo ho chieste, no? – e perciò più belle. Se ne avete (foto e ricordi), mandate. Facciamo durare l’anniversario del Triplete un po’ di più. Così, alla buona, tra amici.

INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Quindi, se volete scrivere qualcosa del vostro Triplete, scrivete copiosi. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes). Tornando a Ibs. it, c’è scritto “disponibile in tre settimane”. In realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima.

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 16 commenti

Io, il Pazzo e il Triplete che è merito nostro

di LUIGI CAVALLARO *

*-  siciliano a Roma. Magistrato, scrittore, interista. Autore di numerosi saggi politici, socioeconomici, azzeccagarbugli e – quel che più di importa qui, in questo rozzo consesso – interismo intellettuale: “Interismo leninismo – La concezione materialistica della zona: breve corso (Manifestolibri 2010, poi riedito in edizione ampliata) e “Rapsodia neroblu” (Manifestolibri 2014)

Sabato 24 aprile 2010, alle tre e mezza del pomeriggio, mi stavo imbarcando in aereo per Roma. Ero stato invitato ad un seminario alla Sapienza che si sarebbe tenuto il lunedì successivo, e avevo prenotato l’albergo due mesi prima, quando l’Inter stava 11 punti sopra la Roma, che allora era terza, due punti sotto il Milan che avevamo ridicolizzato 2-0 nel derby di ritorno. Ma in quei due mesi era successa un’iradiddio di cose, tra campionato e coppe: e anche se in mezzo a quest’iradiddio avevamo pur battuto 3-1 il Barcellona nella semifinale d’andata di Champions e ci eravamo qualificati per la finale di coppa Italia, addì 24 aprile l’Inter era precipitata di un punto indietro alla Roma e si giocava al Meazza, contro una disperatissima Atalanta, l’ultima realistica possibilità di scavalcarla in classifica: dovendo peraltro sperare che i giallorossi, il giorno dopo, non facessero risultato pieno all’Olimpico contro la Sampdoria.

In breve, mi accingevo a vivere lo snodo più decisivo del campionato in partibus infidelium: e per di più, al momento dell’imbarco, il risultato dell’Inter non era affatto confortante, visto che Tiribocchi ci aveva fatto gol dopo nemmeno cinque minuti e Milito aveva da poco ristabilito la parità. Spensi il cellulare sull’1-1, dopo aver pregato variamente Eupalla di far sì che all’arrivo trovassi buone notizie: e così fu, perché nemmeno il tempo di accenderlo dopo l’atterraggio e mi trovai l’sms di un confratello interista che mi annunciava la buona novella del finale di 3-1 per noi.

La sera successiva andai a cena fuori con amici calcisticamente agnostici. La partita della Roma era alle 20.45 e di vederla in mezzo agli arrembanti tifosi romanisti non se ne doveva nemmeno parlare, così chiesi e ottenni di evitare locali muniti di tv. Dal canto mio, non avevo smartphone, dunque l’unico modo per avere notizie della partita erano gli sms dei miei confratelli nerazzurri rimasti a Palermo. Ma disgraziatamente, finimmo in un locale dove non c’era campo e dovetti dispormi alla più alienata delle cene, perché non c’era argomento capace di distogliermi dal pensiero fisso di cosa nel frattempo stesse succedendo all’Olimpico: e mi figuravo di tutto e il suo contrario, e pregavo Eupalla e bestemmiavo i numi della Città Eterna.

Ad un tratto, intorno alle dieci e mezza, vidi agitazione al tavolo accanto al mio. Gli sguardi dei commensali, fino ad allora piuttosto anonimi, si erano improvvisamente eccitati: occhiate e gomitate d’intesa correvano veloci e uno di loro s’alzò di scatto per andare verso le cucine del ristorante. Ci siamo, mi dissi scorato: ha segnato la Roma, e proprio allo scadere. Ma non ebbi nemmeno il tempo di prendermela con l’atrocità di un destino che mi obbligava a trascorrere il dopocena in mezzo a terrificanti caroselli di tifosi romanisti che l’uomo del tavolo accanto uscì euforico dalle cucine, correndo verso i suoi commensali con l’indice e il medio a V sotto gli occhi. In meno di una frazione di secondo realizzai cosa potesse essere successo e il volto mi si sciolse nel più speranzoso dei sorrisi. E fu bellissimo apprendere da quel tavolo di laziali felici che Pazzini non solo aveva
appena segnato, ma aveva già fatto gol al 52′, e che ormai era fatta: mancavano neanche cinque minuti alla fine, al massimo la Roma la poteva pareggiare, ma a meno di miracoli non l’avrebbe più vinta.

Mi precipitai fuori dal locale, in cerca del segnale della rete telefonica, e appena lo colsi chiamai subito un confratello nerazzurro per avere conferma: tutto vero, finale 1-2 e classifica che, alla 35a giornata, diceva
adesso Inter 73, Roma 71. Sentii tutti i muscoli del mio corpo rilassarsi e tornai al mio tavolo con il più olimpico dei sorrisi. E uscii insieme ai miei amici a passeggiare per Roma, sulla quale era improvvisamente calato un silenzio tanto assoluto quanto innaturale. E mi sentivo sì in partibus infidelium, ma da trionfatore: come un re barbarico che aveva appena imposto la sua pax nerazzurra.

Mi è tornato in mente quest’episodio personale leggendo Il triplete è merito mio (e l’Inter non lo sa), che Roberto Torti, alias Settore, ha appena pubblicato per Primula Editore: un libro che è un racconto della sua esperienza personale di interista in quei fantastici quattro mesi che vanno dal 24 gennaio al 22 maggio. E se ne potrebbe fare un esperimento sociale: perché non credo che ci sia un tifoso interista che non ricordi con precisione e nitidezza dove si trovava e cosa faceva e a cosa pensava e cosa provava in occasione degli snodi nevralgici di quella teoria di partite che ci vide trionfare in Italia e in Europa.

Roberto, la sua esperienza, la racconta da par suo: cioè con la leggerezza, la competenza, l’ironia e lo spirito bauscia che abbiamo imparato ad apprezzare sul suo blog dell'”interismo moderno”, miscelati ad arte in una scrittura colta, divertita e divertente. E ti fa correre una pagina dopo l’altra e un capitolo dopo l’altro proprio come abbiamo vissuto le partite di quei fantastici quattro mesi: che non ne finiva una che ne incalzava subito un’altra che t’ingolosiva ancor di più, mentre milanisti e gobbi inanellavano una figuraccia dopo l’altra e i loro dirigenti facevano a gara a chi la sparava più grossa, gli uni a dolersi per non avere lo stadio di proprietà e gli altri a rovistare nella pattumiera di Calciopoli per cavarne fuori l’ennesima, miserabile menzogna.

Ma specialmente ha ragione Roberto a dire che il triplete è “merito suo”, e cioè merito nostro, di noi tifosi, “curvaioli dispotici” o “tifosotti da divano” che possiamo essere: perché tutti noi, in quei quattro mesi, abbiamo espresso desideri, innalzato preghiere, fatto voti e compiuto ogni sorta di rituale propiziatorio per la Beneamata, e solo per noi, per dirla con Javier Marías, vincere o perdere una di quelle partite era un dramma che poteva implicare una svolta o una catastrofe che avrebbe riguardato il passato, il presente e il futuro, la dignità e il decoro e naturalmente la faccia con cui ci saremmo alzati l’indomani.

Inutile insistere sul perché tutto ciò accada: Pasolini ci ha spiegato che il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo e tanto basti. Semmai, si deve aggiungere che noi tifosi siamo così pervasi dalla nostra fede che possiamo viverla con la stessa intensità allo stadio o sul divano di casa o al bar con gli amici o nella perfetta solitudine di un ristorante in partibus infidelium: ci siamo sempre e siamo sempre noi. E sia lode a Settore per avercelo ricordato, volgendoci al sorriso in questi tempi di passioni tristi che purtroppo ci tocca vivere.

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. Nel comunicarvi che la simpatica iniziativa “Foto dei lettori alla ricerca di notorietà sfoggiando il simpatico volumetto” prosegue (ce ne sono già un paio in canna), se volete sottoporvi alla gogna mediatica mandate la vostra immagine a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 5 commenti

Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, puntata speciale)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, puntata speciale

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, temporale in arrivo)

(continua)

E poi? Tipo il 23 maggio 2010?

E te non prende la malinconia, dopo? Quella malinconia del tipo “non ci ricapiterà mai più”, o del tipo “più alto di così non si può”?

Boh. E quindi?

Mourinho era già del Real, avevamo girato pagina. Era ovvio che nessuno sarebbe stato come lui, quindi stop, inutile parlarne, allora come adesso. Io ero stremato. Overdose di calcio, di emozioni, di passione. Praticamente ho saltato a piè pari i Mondiali. Avevamo una nazionale insopportabile, a somiglianza del livoroso Lippi 2. Avrò visto tre partite in un mese, compresa la finale.

Vabbe’, ciao. Ci si vede per il ventennale.

Aspetta, ho una coda di foto. Bisogna metterle.

Ah, ok. Questa?

Questa è molto bella. Sono tre persone che erano con me alla maratona di Tokyo 2010, dove si verifica l’episodio che mi fa supporre che il Triplete sia merito mio. A sinistra Cate-San, a destra Ale-San. Quello in mezzo, invece, dieci anni fa era nella pancia di quella a destra. Quindi adesso cos’avrà, tipo dieci anni? Cate-San corse la maratona e fece il personale. Ale-San corse i 10 km categoria Pregnant, specialità che forse l’anno prossimo sarà disciplina dimostrative alle Olimpiadi di Tokyo.

La prossima.

Questa è inquietante. Sono sette, le ho dovute mettere insieme sennò andavamo avanti fino alla Fase 3. La bionda in alto a sinistra, già protagonista di questa rubrica con la sua prima foto in solitaria, nei giorni successivi ha costretto mezzo paese a comprare il libro, con pressioni e minacce anche pesanti (“Compralo subito, o diventi gobbo”). E quindi, poverini, messi di fronte a prospettive di terrore, morte e distruzione hanno dovuto capitolare. Io sono molto lusingato: a C., Oltrepo Pavese, paese affacciato sul Po, sono attualmente l’autore più venduto dopo Umberto Eco, Saviano, Elena Ferrante, la Bibbia e i quiz per la patente.

Spaventoso. Ne hai ancora?

Su questa ho qualche dubbio di autenticità. F., quello che già mi aveva mandato la foto con il mio libro scattata sugli spalti del Bernabeu nel 2010 (cioè, ero perplesso, diciamo), ora mi manda questa foto in bianco e nero, scattata dal nonno appassionato di ciclismo. F. si è arrabbiato perchè l’ho definito “impostore”. Vabbe’, mi fido. Scusa se ho dubitato di te, e ringrazia tuo nonno.

Bene. Alla prossima, amico mio.

Vedremo. Sono come Renzo Arbore. Magari faccio 23 puntate in 23 giorni, poi sparisco mesi, anni, lustri. Ciao, forza Inter.

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. Non sarò io a porre limiti alla fantasia. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, “Foto dei lettori con il simpatico volumetto”, mandate la vostra immagine a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 6 commenti

Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 22)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 22

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, caldo, afa, insetti)

(continua)

22 maggio. Di cosa parliamo?

Comincerei da Gigi Simoni. Se n’è andato in un giorno strano, di ricordo festoso, di foto condivise, di interismo orgogliosamente allegro, o allegramente orgoglioso, quasi caciarone. Tocca sempre a noi questa miscela di dolce e amaro, anche in un giorno così. Per come era lui, non avrebbe voluto guastare nessuna festa. Avrebbe scelto il 21 o il 23.

Un uomo, un’ingiustizia.

Resta legato a quella mostruosità di Torino. Vide tutto il mondo, decise uno solo, come da regolamento. Decise l’unico al mondo per cui non era rigore. Mi aveva sempre colpito, rivedendo i filmati, l’indignazione di Simoni a bordo campo (anzi, un po’ dentro). “Si vergogni”. Usò il lei. Un signore. Un signore derubato di un sogno. Così come fu derubato di un sogno quando fu esonerato, in quel modo, da un altro signore come Moratti. Che di errori ne ha fatti tanti, per carità, ma in quel caso fu ingiusto, indelicato, fuori fuoco. Di fatto, l’unica cosa che non gli ho mai davvero perdonato. Uno strano corto circuito tra signori.

Parliamo del 22 maggio 2010?

Fu una giornata simpatica nell’insieme.

Sciocco.

No, davvero. Fu una giornata bellissima. A parte quando mi sono preso per 45 minuti – l’intero primo tempo – del “tifosotto occasionale di merda” da un ragazzotto della curva che cercava di organizzare il tifo e ci spronava come il sergente Hartman, quando tutti noi – gente normale – volevamo solo vedere la partita. Ma io il mio status da tifosotto lo rivendico. E anche da occasionale, chi cazzo se ne frega. Io non divido la tifoseria in base a queste coccarde virtuali, chi c’è sempre, chi c’è qualche volta, chi c’è mai. Conosco interisti totali che San Siro l’hanno visto solo in foto. O che magari abitano a mille km da San Siro e ci vanno una volta l’anno se va bene. Mai pensato che siano meno interisti di me. Che stronzata.

E quindi?

Il mio status da tifosotto mi fa dire che fu una giornata perfetta. Passeggiare per Madrid mischiato ai tedeschi, in armonia perfetta, ognuno con la sua maglia, tra visi sempre sorridenti, fu bellissimo. Le trasferte non sono quasi mai così, come atmosfera dico. Io ci andrei a Roma, Napoli, Firenze, Torino a passeggiare con la maglietta di Milito. Ma non ci vado.

Se si perdeva, col cazzo che era perfetta.

Io ricordo distintamente questa sensazione. Stavo così bene, stavamo tutti così bene che a un certo punto pensai che era impossibile tornare a casa senza la coppa.

L’avranno pensato anche i tedeschi.

E’ il calcio, bellezza.

Scusa, perchè il curvaiolo ti ha insultato solo 45 minuti?

Perchè a fine primo tempo, con i coglioni girati nonostante l’1-0, prendo dallo zainetto il telefonino e vedo che mi ha scritto Mauro, con cui avevo trascorso tutto il giorno a Madrid prima che ognuno prendesse la strada verso il proprio posto. Ho aperto pigramente l’sms, pensavo mi avesse scritto tipo “Oh, hai visto che gol? Li inculiamo ‘sti crucchi. Viva l’Inter!”.

E invece?

E invece mi scrisse “C’è un posto libero vicino a me, vieni?”.

Questa è magia. Il mio corpo è percorso da brividi, giuro.

Fu un segnale, un segnale preciso. Quanti posti liberi ci saranno stati al Bernabeu? Lasciai l’amico curvaiolo a insultare i miei colleghi tifosotti e cambiai emisfero. Prima ero in curva, dietro la porta, un po’ spostato a destra del palo destro. Raggiunsi Mauro nel mio nuovo posto, un po’ spostato a sinistra del palo sinistro.

E lì, nel nuovo posto, si è compiuta la storia.

Quando Milito ha messo a terra Van Buyten con una mossa alla Don Lurio, era già gol. Non so come spiegartelo. I due-tre secondi successivi li ho trascorsi nell’attesa di poter iniziare a esultare ufficialmente. Quando ha tirato, il pallone era esattamente nella direttrice della mia visuale. L’ho visto venire verso di me. Incidentalmente, c’era la rete in mezzo. Sennò mi sarebbe arrivato tra le braccia.

Racconta.

Niente. Gaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa. Mi sono trovato in mezzo a gente mai vista, in un gradone che non era il mio, senza più sciarpa, zaino, un cazzo. Mi ero spostato di alcuni metri, ma non ricordo come. Ero avvinghiato a gente mai vista prima, che urlava gaaaaaaaaaaaaaaaaaa. Poi ho ritrovato tutto al mio nuovo posto, qualche metro sopra. C’era Mauro, c’era il suo amico, c’era la mia sciarpa, c’era il mio zaino, c’erano ancora 20 minuti più recupero da giocare. Ma ormai era tutto chiaro, era fatta.

Bello?

Bellissimo.

Senti, mi spiace che finisce qui questa serie dedicata al Triplete. Mi ci ero quasi affezionato.

Purtroppo debbo andare avanti. Ho una coda di foto dei lettori con il libro. Una pazza dell’Oltrepo Pavese, amica di Er Pomata, ha bullizzato tutto il paese e costretto decine di persone a fotografarsi con “Il Triplete è merito mio”. Solo con questi arrivo a giugno inoltrato.

Non so cosa dirti.

Nemmeno io.

(22 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. L’amico F., uomo di grande saggezza e di corrispondente talento, per inseguire un momento di notorietà costringe la figlia ad aiutarlo ad allestire una installazione che Christo al confronto è Giovanni Muciaccia. Non ho parole. Notare anche la mia opera quasi omnia, con “Il Triplete” in formato ebook. Io mi sono limitato a inoltrare la sua mail al Moma di New York, quando nel dopo Covid un posticino a questa cosa, fossi nel direttore, la troverei, al posto di una di quelle cagate di cui non si capisce un cazzo. Questa, invece, è Arte.  Visto che mi tocca andare avanti, se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).

(“Scusa, non per farmi i cazzi tuoi, ma il libro come va?”. Mah, arranca)

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 10 commenti

Buon 22 maggio

22 maggio 2010. Bayern-Inter. Mattina

Di base, il 22 maggio è il compleanno di mia madre. Ora, sarebbe normale che io adesso alzassi il telefono e le facessi gli auguri – o magari tra un po’, sono le 7 di mattina, se le telefono a quest’ora minimo le vengono le palpitazioni. Ma, di base, non sto più facendo niente di normale ormai da settimane. Sono diventato una persona orribile. Non bevevo birre, e ora bevo birre. Non ero ansioso, e adesso sono ansioso. Non ero scaramantico, e adesso sono scaramantico. Per cui, per evitare di intavolare con mia madre un discorso potenzialmente e cabalisticamente scomodo sulla coincidenza compleanno-finale di Champions (non so, del tipo: è il 22 maggio, vinciamo!), ecco, non gliel’ho detto.

Non le ho detto che vado a Madrid.

Oggi glielo dirò. Perché sarò costretto a telefonarle per gli auguri – non posso essere così orribile da non farglieli per scaramanzia – e quindi a spiegarle dove sono. Non so, metti che le telefono da Madrid e le dico che sono a Pavia e in quel momento passano duemila tifosi del Bayern intonando “Stern des Südens, du wirst niemals untergehen, weil wir in guten wie in schlechten Zeiten zu einander stehen” eccetera, mica potrò dirle che sono a casa. Certo, potrei sempre dirle per depistarla che sono a Berlino, ma lei mi chiederebbe che cosa faccio a Berlino nel giorno della finale di Champions. Con la squadra di Monaco di Baviera, poi.

Comunque, a questa cosa penso dopo.

Parto, direzione Malpensa. La macchina si avvia, buon segno (ormai sono a questo livello) (non ho pestato cacche di cane, cattivo segno). Passo vicino al giornale dove trascorro regolarmente retribuito le mie giornate e vivo una scena irreale, quasi felliniana. Sono le 7,30 del mattino, è sabato, non c’è in giro un cazzo di nessuno ma il baracchino è aperto ed è un tripudio di nerazzurro.

Il baracchino io lo vedo tutti i santi giorni dalla finestra della redazione, è dall’altra parte della strada ed è il mio personale calendario perpetuo. Lì si vendono bandiere, sciarpe, maglie, pupazzi, gadget.  Apre solo il pomeriggio ed è gestito da un tizio che si chiama Francesco, uno dei più fini uomini di marketing della provincia e, forse, dell’intero Nord Ovest. A seconda delle bandiere esposte, tu sai che giorno è e cosa sta succedendo nel mondo: se gioca l’Inter o la Juve, se è Natale o il 25 Aprile, San Valentino o Carnevale, se eleggono il presidente Usa o se la regina d’Inghilterra è in visita in Italia, se inizia il semestre della Spagna alla Ue o il Papa è in viaggio in Sudamerica. È dall’inizio del mese che il baracchino (di solito variopinto e multitasking) è monotematico: vende cose nerazzurre e basta. Il tizio ha fiutato il vento e cavalca l’onda interista. Tra coppe e scudetti sta vendendo l’iradiddio, immagino. Finché – forse un piccolo errore di sottovalutazione, capita anche ai commercianti top – si arriva al momento cruciale della stagione e la merce inizia a scarseggiare. Giovedì sera (momento toppissimo, l’antivigilia di un sogno) il tipo si arrende, chiude baracchino e burattini e incolla sulla porta un foglio A4. Io dalla finestra del giornale lo vedo e non resisto, scendo a leggere avvinto della curiosità e temendo il peggio (tipo chiuso per malattia, forza Juve o robe così). Il foglio – un avviso con grafia incerta – però riporta il seguente messaggio alla clientela: “Merce Inter esaurita in tutta Italia, vado a Como a cercarla”.

A Como? Boh, lui saprà.

Ieri pomeriggio, venerdì, il baracchino aveva riaperto ma era stato lasciato in gestione a due simpatiche signore che non distinguevano una maglia dell’Inter da una T-shirt di Hello Kitty. Tutto quello che era rimasto era una maglia di Eto’o taglia S: “La prenda!”. Ma io volevo Milito L, al limite XL, e le signore non si facevano una ragione del mio rifiuto. Ci avevo messo una pietra sopra, anzi, un macigno, ricavando un pessimo presagio dal fatto che un baracchino davanti al mio posto di lavoro straboccasse di maglie dell’Inter per settimane e io, al momento di partire per Madrid, all’ultimo momento fossi rimasto clamorosamente senza.

Alle 7,30 di sabato 22 maggio, comunque, il baracchino non solo è aperto ma è un tale stormire di bandieroni nerazzurri che la Curva Nord a confronto è un cimitero abbandonato.  Appesa all’esterno, insieme ad altre, vedo la maglia di Milito. È andato davvero a Como e ha fatto rifornimento, penso ammirato. Mi precipito, accelero – metti che nei prossimi 5-10 secondi arrivi un bambino e me la fotta – e parcheggio in derapata tipo Colin McRae. Un veloce saluto, 20 euri e sono equipaggiato di Milito 22 tarocca, mi congedo non senza genuflettermi riconoscente di fronte al tipo. Con 5 minuti di ritardo sulla tabella di marcia, continuo il mio viaggio verso Malpensa.

Arrivo perfettamente in orario, ma stravolto dall’angoscia. Non so come si chiami la mia patologia mentale, ma la posso descrivere con esattezza: non riesco a organizzarmi con troppo anticipo, niente, non ce la faccio. Qualsiasi cosa debba fare – prendere un treno, andare al cinema, presentarmi a un appuntamento – calcolo i tempi in modo da arrivare in orario, e di solito succede così. Ma se il tragitto è lungo, in corso d’opera sto male. Tipo stamattina. Inizio a pensare: e se adesso c’è un incidente, un ingorgo, mi si affloscia una gomma, fondo il motore, sbaglio strada, un commando di rapinatori assalta un portavalori e io sono la prima macchina dietro? Cioè, perdo l’aereo e non vado a Madrid? Con tutto quello che ho speso? Di più, con tutto quello che abbiamo passato?

Mi viene in mente Dinamo Kiev-Inter, quarta partita del girone eliminatorio di Champions, era il 4 novembre, santa madonna, sei mesi e mezzo fa che sembrano sei lustri. Tre partite fatte e tre pareggi, cioè tre punti, poco, pochissimo. Andiamo a Kiev e segna Shevchenko, sembra una maledizione, sembra già tutto scritto, un’altra inculata galattica, firmata da un ex cacciavite poi. Ma all’88’ la mette Milito, al 91′ Sneijder. Pazzesco. Nel giro di tre minuti, da fuori con ignominia a dentro con onore. Pazzesco, pazzesco.

E dopo tutto questo, insomma, io perdo l’aereo?

Vabbe’, mentre penso a tutto questo arrivo a Malpensa. Con i battiti a 120 e la pressione a 180 ma ci sono, in orario. Mi metto in coda al check-in, una bolgia di gente impaziente e smaniosa come me.

(da “Il Triplete è merito mio (e l’Inter non lo sa)”, pag. 158-161)

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , , , | 24 commenti

Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 21)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 21

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, caldo bestia, nutrie assetate)

(continua)

21 maggio 2010. No, dico, guarda la foto. Guarda che serenità.

Ripensandoci dieci anni dopo, mi viene da pensare che fossero proprio così: sereni. Avevano espugnato il Colosseo schivando piedi a martello, avevano vinto il campionato – che significa pur sempre arrivare davanti a tutti dopo 38 partite, non proprio uno scherzo, con tutte quelle complicazioni, poi. Beh, rimaneva una partita, una sola, il giorno dopo. Novanta minuti tra loro e la gloria eterna.

Per le stesse ragioni, potresti morire di ansia e non alzarti mai dal water.

Secondo me, se ansia avevano era quella di giocare. C’era ansia positiva. Nell’allenamento del giorno prima ridono. Nelle interviste del giorno prima sorridono. Avevano tutti una gran voglia di giocare. Zanetti faceva la settecentesima con la maglia dell’Inter. Cambiasso, Samuel, Sneijder ritornavano in quello che era stato il loro stadio. Eto’o era cresciuto lì, e poi ci era tornato più volte con la maglia dei nemici. Milito un anno prima era al Genoa e con 24 gol l’aveva trascinata fino al quarto posto a pari merito con la Fiorentina, ma in Champions andò la Viola. Pandev cinque mesi prima era ancora alla Lazio. Chivu sei mesi prima era in ospedale con una frattura cranica. Eccetera eccetera. Avevano tutti una gran voglia di giocare.

Tu?

Avevo una gran voglia di partire. La mattina del 21 maggio 2010 mi sono svegliato, ho acceso il pc e ho trovato…

L’invasor?

No, la mail di Jakala che mi diceva che mi avrebbero caricato a forza su un aereo in partenza il giorno dopo alle 10,30 da Malpensa 1.

A proposito: la maglia?

Ah, sì. Il 21 maggio 2010 mi affaccio alla finestra dell’ufficio e noto che il chiosco ha riaperto. E’ spoglio, ma ha riaperto. Scendo, ci vado.

Sai che mi appassiona questa cosa del chiosco? (sbadiglio)

Entro e il tipo non c’è.

Uh. E dov’era?

Al mercato nero di Como, penso. C’erano invece due sciure mai viste a cui chiedo, così, ingenuamente, una maglia 22 dell’Inter.

Eh. E loro?

Mi guardano come se avessi parlato in yiddish.

E quindi?

Cerco di spiegarmi. Sapete, quelle maglie sportive colorate con i nomi e i numeri dietro, no? Loro annuiscono. Ecco, allora: io ne voglio una con le strisce verticali nere e azzurre e con dietro scritto Milito e un enorme numero 22.

E loro?

Aprono un armadietto e mi mostrano una maglietta taglia XS di Eto’o. “Va bene anche questa? La prenda!”

E tu?

Avrei voluto dire “Ma che cazzo! Vi ho chiesto una maglia per me, non per il fidanzato della Barbie. A parte che mi ci entra nemmeno la testa, io voglio la 22! La 22!”, ma mi sono limitato a declinare l’offerta e a ringraziarle. E a uscire, affranto.

Quindi, mi vuoi dire che il 21 maggio 2010 tu eri più in ansia dei giocatori dell’Inter?

Secondo me, a occhio, sì.

(21 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE.  Io lo sapevo che la foto dei tre impostori di ieri avrebbe aperto un fronte pericoloso nella rubrica “Foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto e arrivano copiose in redazione (cioè alla mia mail)”. Mi scrive M., da un posto particolarmente inospitale (Torino), e descrivendo la foto come “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’interismo” dice di esserci fatto ritrarre mentre va in libreria seguendo con particolare scrupolo le norme di distanziamento sociale e i consigli sanitari.  Temo che la foto non sia autentica: “Il Triplete è merito mio”, infatti, non è nelle librerie di Torino.  Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 8 commenti

Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 20)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 20

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, interno notte, giornata estiva, la zanzare si dispongono sulla pit lane)

(continua)

Hai altre storie romantiche, carrambate, incontri a sorpresa, unioni civili, imprese sovrumane?

No. Ma non capisco come fai a essere così cinico in questi momenti (sospiro). Ti racconto di un amore nerazzurro e tu…

Va bene. 20 maggio. 20 maggio 2010.

L’istituto privato “J. Craig Venture Institute” ha annunciato di aver creato la prima cellula sintetica capace di vivere e di riprodursi.

Puoi per cortesia non guardare la fottuta Wikipedia ogni volta che ti propongo una cazzo di data?

Scusa.

Scommetto, peraltro, che il 20 maggio 2010 dedicasti la giornata al commento di questa notizia di importante valenza scientifica.

Il 20 gennaio 2010 cercavo disperatamente una maglia dell’Inter – la maglia di Milito, in particolare – da portarmi a Madrid. Dalla finestra dell’ufficio in cui presto quotidianamente la mia opera regolarmente retribuito…

Dove lavori, cioè.

Ok, sì. Dalla finestra dell’ufficio dove lavoro io vedevo – c’è ancora ma è chiuso, e questo mi fa pensare al tempo che passa – un chiosco che vendeva bandiere, magliette e gadget vari. Era tutto il mese che stormiva di cose nerazzurre, traboccava di Inter, una gioia per gli occhi e per il cuore. Quel giorno lì, era un giovedì, mi dico: cià, scendo e compro una bella maglia tarocca da sfoggiare al Bernabeu.

E quindi?

Mi affaccio e vedo che è chiuso.

Come chiuso?

Chiuso. Di giovedì? Boh. Noto, appeso alla porta d’entrata, un foglio A4 che sventola. Scendo a leggerlo.

Cosa c’era scritto?

“Merce Inter esaurita in tutta Italia. Vado a Como a cercarla”.

Cos’hai pensato?

Ho tirato giù alcuni santi, intanto. Poi ho pensato a come facesse a sapere che la merce Inter era esaurita in tutta Italia, tutta Italia, capisci? Poi ho pensato: ma che cazzo ci sarà a Como? Che luogo paradisiaco ci sarà mai, laggiù, pieno di cose nerazzurre stoccate e in attesa di essere distribuite a gente speranzosa come me?

Vabbe’, e quindi?

Quindi era giovedì, la finale era sabato e io ero senza maglia.

Vuoi spoilerarmi il finale o te lo giochi nei prossimi giorni?

Me lo giuoco nei prossimi giorni, gringo.

E l’Inter?

L’Inter era arrivata la notte prima a Madrid. Il 20 maggio 2010 alle 17 si allenava nel centro sportivo Valdebebas di proprietà del Real Madrid, a porte chiuse.

Beh, gentili.

Chi, il Madrid? Gentili un cazzo. Ci stavano fottendo l’allenatore.

E tu?

Io aspettavo la mail di Jakala. Era il 20 maggio e non sapevo ancora l’ora dell’aereo del 22. Non si giuoca così con i sentimenti.

La pianti di dire “giuoca”?

Dio mio, che spaccacoglioni.

(20 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. La rubrica “Foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto e arrivano copiose in redazione (cioè alla mia mail)” mi sta sfuggendo di mano. Questa è stata scattata al Bernabeu. Maddai, pazzesco, mi sono detto. Quello a sinistra, F., che mi ha scritto, precisa: “Al Bernabeu il 22 maggio 2010!”. E io: maddai, grandi! Poi ho cominciato a nutrire dubbi sulla veridicità dell’immagine (che ora, tra l’altro, può costituire un precedente e apre scenari e prospettive inquietanti per questa rubrica). F., che con gli altri due impostori R. e L. era al Bernabeu più o meno nello stesso posto dove io ho assistito al secondo tempo (forse ero un pelo più in basso), mi rivela che come me è anche un reduce del 5 maggio 2002 e che, comunque, il libro lo hanno ordinato davvero. A questo proposito, mi ha allegato ricevuta, Cud 2019 e tessera dell’Inter club San Vittore. Sicuramente ne hanno comprata una copia e se la passeranno tra di loro, e forse poi venderanno le fotocopie all’autogrill di Lainate. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

(“Ehi, come va il libro?” Boh, non se lo incula nessuno)

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 6 commenti

Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 19)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 19

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, interno notte, tempo di merda, con tutto il rispetto)

Con la maglia nerazzurra, da sinistra, Settore, Mauro e Roni. Gli altri sono del Bayern

(continua)

19 maggio. Oh, di che parliamo stasera?

Stasera parliamo di amore.

Dio mio, ho creato un mostro.

No, parliamo di amore. E di Inter. Di amore per l’Inter. Di storie a lieto fine. Di cuori e di passioni. Una cosa così commovente che al confronto “I ponti di Madison County” è un cinepanettone.

Tzè. Sentiamo.

Allora, ti devo parlare di Roni. E’ un tipo che leggeva il blog e che ho conosciuto di persona allo stadio prima di Inter-Cska. Lo racconto nel libro. C’era anche Mauro, e – tu guarda il destino – proprio con loro due mi sarei ritrovato meno di due mesi dopo a Madrid, in plaza Mayor, a fare le foto con i tifosi del Bayern. Roni è un tipo molto simpatico e molto interista che di primo acchito mi ha ricordato quelle comparse dei film sulla rivoluzione francese, indifferentemente soldato o rivoltoso, una faccia così, da comparsa di un film francese. Anzi, facciamo così, te lo presento. Vieni, Roni.

Piacere, signor Roni.

R.: Roni, molto lieto. Che tempo di merda, eh?

S.: Allora, il nostro amico Roni venerdì si sposa.

Nè di Venere nè di marte…

S.: Lascia perdere. Si sposa venerdì perché è il 22 maggio.

No, dai. Lei è così invasato?

S.: Roni, racconta. Tu siediti e ascolta. Siamo a livelli altissimi.

R.: Ok, buonasera a tutti. Allora, il 22 maggio 2010 la sveglia suona alle 4,30. Non avevo dormito un cazzo, ma in realtà penso di non aver più dormito un cazzo dalla semifinale di Barcellona. Sapete, ero teso. Il campanello suona alle 5,30, scendo, si parte per Malpensa, si parte per Madrid.

S.: (sospiro)

Ma la smetti? Sembri una lettrice di Harmony.

R.: La nostra organizzatrice dell’agenzia viaggi, Mara, mai vista prima, ma alla quale al telefono, all’atto della prenotazione, avevo promesso la maglia con Mourinho che indica “Zero tituli” (quelli del Milan, della Roma, della Juve, eheh) da indossare per la finale, ecco, mi appare in tutto il suo splendore. E come direbbe John Belushi (nato il 24 gennaio come me e come mio figlio, sì, anche lui lo stesso giorno): “Ho visto la luceeeeeee”.

S.: Che romantico. Che uomo.

R.: Sul pullman non ho occhi che per lei. Sull’aereo, dove distribuiscono i posti in ordine alfabetico, ci ritroviamo seduti accanto. I nostri cognomi erano uno dietro l’altro nell’elenco. Anzi, a dire il vero c’era uno in mezzo, che però ha preso un altro volo.

S.: Ah, il destino.

Cazzo, la pianti? Hai gli occhi a cuore.

R.: Arriviamo, e via per le strade di Madrid. In plaza Mayor incontro Settore e gli altri. Panino, birra, foto. E poi andiamo al Bernabeu. Dove i biglietti…

S.: … li avevano distributi in ordine alfabetico…

R.: … e mi ritrovo Mara seduta vicino. E lì, nel primo tempo, succede una cosa.

Tipo che al gol di Milito ne approfitta e, nel descrivere lo schema con cui Mourinho aveva disposto la squadra, confida a Mara un certo interesse del tutto spassionato nei suoi confronti?

R.: No. Io ero doppiamente stravolto, un po’ per Mara e un po’ per la tensione della partita. Non so se vi ricordate quando Robben, sotto la nostra curva, sfiora il gol.

Come no.

R.: Ecco. E’ lì che lei, non io, LEI, mi dà un bacio, forse più per compassione che che per amore, visto quanto stavo soffrendo. Io non avrei avuto il coraggio, ma LEI…

(applausi)

R.: Grazie. Il resto è storia. Siamo insieme da 10 anni, abbiamo fatto un figlio. E ci sembrava giusto e doveroso sposarci il 22 maggio.

S.: Cioè, ti rendi conto? Il 22 maggio 2010 sei uscito di casa che eri un cazzone qualunque e sei tornato a casa fidanzato. E con la Champions.

E il matrimonio? Come fate con questa merda di lockdown o fase 2, vabbe’, sono uguali?

R.: Eh, niente, avevamo organizzato una bella festa in un ristorante con un giardino esagerato. Peccato, ma la faremo nel 2021. Intanto ci sposiamo, la data va rispettata. Una cosa ridotta, senza nemmeno i nostri testimoni “veri”, ne fermeremo un paio a caso. E’ interista anche il sindaco che ci sposerà. Che ha promesso che l’anno prossimo verrà al ristorante con la maglia di Zanetti e simbolicamente, nel giardino esagerato, ci risposerà con i nostri testimoni e con tutti i nostri amici. Forza Inter!

Cos’hai?

S.: No, niente… mi è andato del gel igienizzante negli occhi.

Questa storia è fantastica. Come si chiama il bimbo?

R.: Samuel. A parte che il nome ci piaceva di suo, a Madrid ce n’erano in campo due: Walter Samuel e Samuel Eto’o.

S.: (singhiozzando) Ti prego Ronie, non dire altro.

Grazie signor Roni. Auguri e figli… ops, niente, avete già provveduto.

R.: Beh, non è che potevo aspettare dieci anni. Anche la carne ha le sue pulsioni naturali.

Porca troia, eravamo partiti con dei post seri sull’Inter e al diciannovesimo giorno sembra di essere dalla Panicucci.

S.: L’Inter è un sentimento, ricorda, un sentimento. Qualcuno ha 17-18 fazzoletti?

(19 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. Le foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto arrivano copiose in redazione (cioè alla mia mail). Questa proviene da Caronno Pertusella, una delle dieci maggiori mete turistiche italiane. E. è artista e precettore di giovani artisti: questo conferma la superiorità culturale di noi interisti. Mi confessa che, causa Inter, ha rischiato almeno una decina di volte il divorzio. E io solidarizzo con la signora: E., amico mio, con tutta la buona volontà, vederti perennemente davanti alla tv per le partite o in giro per casa, mascherato, con quattro libri in mano metterebbe a dura prova la pazienza di chiunque. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

(“Come va il libro?”. “Massì, benino”)

Pubblicato in Inter, questioni importanti | Contrassegnato , | 9 commenti