
A noi, adesso è chiaro, ci ha rovinato la seconda stella. E’ stata, la stagione 2023/24, talmente esaltante da averci sballato tutti i parametri. Avremmo tranquillamente potuto considerarla irripetibile, e invece no. Siccome siamo esseri umani, flesh & blood, con l’aggravante di essere tifosi – cioè, subumani – abbiamo sognato per i 10 mesi della stagione successiva che avremmo potuto fare meglio (meglio di una stagione irripetibile, capito?). No, aspetta, cerco di essere più preciso: che avremmo potuto fare MOLTO meglio, addirittura il massimo, vincere tutto. Alla stessa data in cui l’anno prima avevamo vinto il super-scudo a San Siro chez Milan, eravamo in effetti ancora in corsa per vincere tutto ( e dovevamo ancora giocare con il Barcellona, il top del top). Abbiamo sperato di fare MOLTO meglio della stagione precedente – quasi perfetta – con la metà dei giocatori che ha reso MOLTO meno, un’equazione impossibile se non fosse per quell’elemento immateriale che ti fa giocare quattro partite mostruose con Bayern e Barcellona. Ma l’elemento immateriale non è gestibile nè programmabile. Se hai 38 anni e hai i muscoli consunti ma hai il talento di Fognini, puoi giocartela per 4 ore sul centrale di Wimbledon con Alcaraz sembrando suo coetaneo e facendogli prendere un enorme spavento. E’ successo anche a noi in Champions. Siamo quelli del 4-3 al Barça e, sempre noi, gli stessi, quelli che si fanno rimontare due gol dal Parma. Anche Fogna sa che se domani, dopo l’incanto di Wimbledon, gioca un Challenger a Vimodrone perde con il numero 5 del Burkina Faso, perchè l’elemento immateriale non lo comandi a bacchetta, il cervello va in estasi o va in pappa che tu lo voglia o no, le motivazioni non sono mai le stesse.
A un certo punto la nostra grande illusione è franata – il disastroso derby di coppetta, lo scudo regalato al Napoli, la devastante finale di Monaco – e dopo tutta questa apocalisse, invece di spurgare urgentemente le sinapsi e i flessori a Formentera, ti tocca fare le valigie e andare a giocare in America alle tre del pomeriggio in una manifestazione molto fake ma molto remunerativa ma molto inutile ma molto essenziale per il tuo club. Dopo 10 mesi di sogni esagerati e dissolti, ti tocca allungare la stagione di un altro mese. Ancora a giocare a pallone. Ancora con le stesse facce attorno, più tirate, meno sorridenti.
Ecco qui, ambientata, la crisi dello spogliatoio Inter. Sembriamo una di quelle comitive che partono per una vacanza di un mese in caicco, figata!, too much!, facciamo una foto!, ciao poveri!, e poi dopo tre settimane reclusi su una barca covano solo pensieri omicidiari/suicidari e si mandano affanculo se uno lascia le infradito a poppa. La stagione dei sogni ha lasciato troppe scorie perché potesse finire in gloria al mondiale o con una bella pizzata a Cardano al Campo prima di sciogliere le righe al ritorno da Charlotte. Ci ha rovinati la seconda stella. C’era una squadra che andava a cento all’ora, perché tutti andavano a cento all’ora – un modello di perfezione sincrona. Quest’anno, invece, c’era una squadra che andava a sessanta all’ora perché quelli che andavano a ottanta o novanta dovevano trainare quelli che andavano a venti o trenta, e qualche volta erano fermi. Poi, siccome siamo comunque dei Fognini, abbiamo giocato con Alcaraz e Sinner e gli abbiamo fatto fare il tergicristallo davanti al mondo intero. Ma abbiamo perso al quinto con Cerundolo o con Munar, e il 31 maggio 6-0 6-0 con Draper.
Se Calhanoglu e Thuram da uomini della Provvidenza sono diventati problemi conclamati, un motivo ci sarà. Se Lautaro con i suoi partner d’attacco passa sempre dalla modalità “Brokeback Mountain” alla modalità “A letto col nemico”, un motivo ci sarà. Se la macchina perfetta dello spogliatoio Inter adesso sembra la macchina di Stanlio e Ollio quando dicono “Arrivedoooorci!”, un motivo ci sarà. Motivi su cui debbono indagare Marotta e Chivu, il cui teorema dalla merda da masticare si staglia ora come una nube sul nostro prossimo futuro. Al rito della merda – la squadra seduta a gambe incrociate intorno a un falò alla Pinetina – sono invitati tutti, visto che la merda abbonda come la carne alle grigliate di Correa. Adesso che finalmente siamo andati in vacanza e che i più stanchi non toccheranno il pallone per un mese, la speranza è che ci si chiarisca tutti le idee e, nel caso, si volti pagina da buoni amici (oppure addio, senza rancore, è il calcio, è la vita). Vedere quattro miliardari che si mettono like a orologeria come certe quindicenni che si contendono er mejo fico der bigonzo, è uno spettacolo divertente fino a un certo punto. Preferivo Fognini-Alcaraz, che sai come andrà a finire ma ti godi la meraviglia e sogni, sogni, sogni oltre l’irragionevole. Sì, certo, esattamente come l’Inter 2024/25. Siamo o non siamo (sub)umani?