
L’Inter fa 4 su 4, 12 punti. Al giro di boa del girone di Champions è prima a punteggio pieno ma non è un’impresa epocale, è l’obiettivo minimo. Anzi, il minimo sindacale. Le quattro squadre che abbiamo affrontato hanno fatto sei punti in totale, la metà dei nostri. La migliore è 28esima, la peggiore è 38esima, l’ultima. Ed è l’Ajax, la più titolata tra quelle che abbiamo affrontato, e andando a vincere là avevamo pensato di aver fatto una mezza impresa: invece ha zero punti, un gol fatto e 14 subiti, un disastro. I nostri 12 punti sono preziosi e un po’ mendaci, comunque la riserva aurea con cui affonteremo le prossime partite: Atletico Madrid, Liverpool, Arsenal e Borussia Dortmund (che in questo momento sono tra il secondo e il 17esimo posto).
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Voglio pensare che la pessima partita con il Kairat (vinta ma giocata male, un grottesco gol subito, un atteggiamento abbastanza irritante nel complesso) sia figlia di questa situazione più unica che rara, di questo calendario folle che ci ha messo nell’ordine quattro partite facili e quattro partite molto difficili. Come se il Kairat fosse una perdita di tempo prima di affrontare avversarie vere: i kazaki che arrivavano dopo i cechi, i belgi e gli olandesi decaduti, un inno alla noia ma anche l’obbligo di non sbagliare. Una pratica da sbrigare, senza entusiasmo. Sinner non si deconcentra mai con Alcaraz, Zverev o Medvedev. Gli capita magari con Altmaier o Bublik e qualcuno mai sentito nominare (tipo il Kairat), nei primi turni, sapendo che le partite vere arriveranno più in là. Ma intanto devi giocartela contro Pincopallo che ce la mette tutta mentre tu hai altro per la testa, magari ti strappa un servizio o vince pure un set. Ecco, a noi – voglio sperare – è capitato proprio questo. Tutti ‘sti Pincopalli di cui sbarazzarsi sapendo che la Champions vera deve ancora iniziare.
In effetti alla fine si è un po’ incazzato anche Chivu, così come ci siamo incazzati un pochino anche noi. Quel gol ridicolo (sette dei nostri che guardavano il kazako colpire di testa prendendo pure la mira, roba da oratorio) ci poteva costare due punti, e due punti nel cammino che ci tocca affrontare – ora che il gioco di fa duro – potevano essere mortali. Poi per fortuna abbiamo vinto, anche perchè era più facile vincere che perdere, con tutto il rispetto per il Kairat. E’ la seconda partita di fila che vinciamo per un pelo. La partita prima l’avevamo persa male, anche se dopo un furto. Ecco, diciamo ce non siamo in un momento scintillante. Sei punti con Verona e Kairat, sulla carta, erano belli che serviti. Non è andata esattamente così, ma abbiamo vinto. Prendiamolo come un buon segno. Ma con la buona sorte non è il caso di scherzare troppo.








