
Trattandosi di una partita con la Juve, interessano poco i distinguo e le statistiche, le scuse e i bicchieri eventualmente mezzi pieni: abbiamo perso e basta. Abbiamo perso praticamente dominando il primo tempo, abbiamo perso facendo 11 tiri e tenendo palla per il 58%, abbiamo pagato il solito tributo alla sfiga. A cosa è servito? A niente. Resta negli occhi l’atteggiamento spento con cui siamo tornati in campo nel secondo tempo (in quello che è il “nostro” quarto d’ora migliore, abbiamo fatto giocare gli altri). Resta negli occhi la partita furiosa della Juve, che in questo campionato ha fatto così tante volte cagare proprio per l’esatto contrario, la scarsa furia. Però arriva l’Inter e per loro diventa la partita dell’anno, giocano tutti oltre le loro possibilità, sembrano quasi una squadra. Noi una squadra la sembriamo dall’inizio alla fine, per carità, però non raccogliamo nulla. E non perchè non seminiamo abbastanza. Ma perché c’è sempre qualcosa che resta lì sospeso. Come se a una bomba – noi siamo una bomba – mancasse l’innesco.
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Alla fine, insomma, abbiamo assistito alla rappresentazione più o meno esatta dell’Inter 2024/25, una squadra dal potenziale enorme e qualche volta inespresso, una squadra che nei momenti topici non finalizza in proporzione a quello che crea, una squadra che ha un andamento fallimentare negli scontri diretti: due punti in quattro partite con Juve e Milan, tre punti se aggiungiamo una quinta partita, quella di andata col Napoli. Tre pareggi e due sconfitte, nemmeno una vittoria in queste partite-chiave. Ormai la statistica è impietosa.
Da 15 giorni Inter e Napoli stanno giocando a ciapanò. Tre punti in tre partite il Napoli (tre pareggi, tre volte rimontato), quattro punti in quattro partite l’Inter (una vittoria, un pari, due sconfitte, entrambe le volte senza segnare). Sono un totale di sette partite giocate a febbraio in cui Inter e Napoli, messe insieme, hanno vinto una volta. Si staranno mangiando le mani a Napoli, ma noi siamo ormai arrivati a masticare fino ai gomiti. Però la realtà è questa: si sono fermati loro e ci siamo fermati noi. E il modo in cui ci siamo fermati noi è abbastanza preoccupante – tipo le due sconfitte di fila in trasferta, dopo 8 vittorie consecutive; tipo le due partite su quattro in cui non abbiamo segnato, dopo duemila partite di fila in cui lo abbiamo sempre fatto; e tipo i 4 gol segnati in 4 partite, noi che abbiamo spesso viaggiato a quasi tre gol di media a partita.
Il mondo intero si era soffermato sul fatto che per la prima volta dopo 170 anni l’Inter si riposava in una settimana in cui altre competitor si sfinivano in coppa. Ebbene, va a finire che perdiamo a Torino con la Juve che ci incontra nel bel mezzo degli spareggi di Champions. Va a finire che nel secondo tempo quelli stanchi sembravamo noi e non loro. E sono tutti campanelli d’allarme inquietanti: è finita la benzina?
In classifica, in fondo, non cambia nulla. Adesso abbiamo un’altra settimana di decompressione, prima che si riprenda anche noi a giocare ogni tre giorni. Dobbiamo rimetterci in riga. Che non è semplicemente una questione di fare meglio. A parte Firenze, si può rimproverare all’Inter di aver giocato male in queste quattro partite? Assolutamente no. Rimettersi in riga è finalizzare come Dio comanda (un problema serio quest’anno). Rimettersi in riga è tornare a spendere armonicamente le energie (il reinserimento di un Calha fuori forma è costato lacrime e sangue a mezza squadra). Rimettersi in riga è dare un segnale, a sè e agli altri. E’ impietoso, ma fare 4 punti in 4 partite non è un segnale. Marzo è alle porte. Marzo sarà Napoli-Inter e poi la Champions. A marzo, serenamente, ci toccherà affrontare un problema: che il tempo stringe.
(nell’angolo Podcast, giunto nel frattempo all’episodio #107, io e il mio socio Max attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa ci dovete dire? Quello che volete. Se riuscite a stare nel tema – l’Inter, il calcio, la vita – va bene. Cioè, si gioca ogni tre giorni: vi mancano gli argomenti? Se non ci riuscite, va bene lo stesso. Chi siamo noi per impedirvelo?
(il podcast, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Prendete appunti – non è difficile – : scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. E’ la tecnologia, bellezza, e non possiamo farci niente)