
Su che base parlare dell’Inter senza timore di essere smentiti tra una partita e l’altra, di giorno in giorno, forse anche di ora in ora? Qui siamo oltre il concetto di pazza Inter, anzi, siamo su un altro piano. Cioè siamo noi tifosotti che rischiamo di uscire pazzi, costretti a pensare tutto e il contrario di tutto a stretto giro, a dare per finiti o per ammutinati giocatori che risorgono la volta dopo, a prostrarci riconoscenti davanti all’allenatore che abbiamo appena giubilato a colpi di hashtag e che invece sta progettando davanti ai nostri occhi e al mondo intero il più immaginifico percorso mai concepito per qualificarci alla Champions 2023/24: cioè da detentori, visto che in campionato faticheremo a conquistare un posto in Conference, o forse retrocederemo in B dopo uno spareggio con la Cremonese sul neutro di Fiorenzuola a metà giugno.
Ci eravamo lasciati a Salerno sull’orlo di una sommossa, di un suicidio collettivo, di un’abiura, di una disdetta di abbonamenti e canoni tv, di un appendimento definitivo di gagliardetti al chiodo. Quattro giorni più tardi siamo qui a riempirci gli occhi di grandeur futballistica, misurando il calibro dei testicoli dei nostri prodi e raccogliendo firme on line per il Pallone d’Oro a Bastoni, Barella, Onana, Acerbi, Mkhitaryan, Correa, forse anche per Cordaz. Anche un povero blogghe cosa cavolo si può mai inventare? Dovrebbe chiudere, cancellare la login e poi anche la password, ingoiare il bigliettino dove se le era appuntate, resettare il pc, formattarlo, venderlo su Subito.it, lanciarlo in strada come un frisbee, fonderlo nel microonde.
Potremmo catalogare tutto ciò come estremamente divertente, se solo potessimo congelare il momento e godercelo, invece che dover tornare alla realtà nel giro di qualche giorno e chissà quali procelle dovere ancora affrontare? Io, per esempio, ho comprato quattro biglietti per Inter-Monza. Ma perchè l’ho fatto, perchè? Che cazzo sto facendo? E soprattutto: che cazzo sta facendo l’Inter?
E di questa partita con il Benfica, alla fine, che dobbiamo mai dire? Che non vincevamo a Lisbona da mille anni? Che non abbiamo ancora preso un gol nella fase a eliminazione diretta, proprio noi che in campionato subiamo gol da chiunque – under 20, over 35, esordienti, sconosciuti, mezze calzette, crossatori falliti, chiunque? Che in Champions ci mettiamo miracolosamente tutta la concentrazione, la lucidità, la voglia, la garra che in campionato abbiamo rinunciato a usare come se improvvisamente non sapessimo di averle, o ci facessero schifo?
Se non fosse che questa vittoria a Lisbona apre scenari che nemmeno voglio immaginare, ci sarebbe quasi da incazzarsi. L’Inter di Lisbona applicata al campionato non avrebbe alitato sul collo del Napoli, invece di vederlo col binocolo? Non avrebbe scherzato con Juve, Lazio, Milan e Roma, invece che subirne i lazzi? Perchè debbo contemporaneamente soffrire per questa squadraccia di senza palle e bearmi per questo squadrone coraggioso e generoso, sapendo benissimo che sto parlando delle stesse persone e quindi non capendoci più una sega?
Siamo a un passo dalla semifinale di Champions e siamo a un passo dall’apocalisse in campionato. Ah, dimenticavo: siamo anche a un passo dallo scontro definitivo con la Juve in Coppa Italia, nel senso che ce la giocheremo tipo Orazi e Curiazi, a morsi e sputi e coltellate, fino a quando ne resterà uno solo. Siamo a un passo dalla neurodeliri. E’ spaventoso e bellissimo, probabilmente poco sano ma chi se ne frega, si vive una volta sola e bisogna approfittare di questa meravigliosa opportunità: essere interisti.