
Classica partita che devi leggere al contrario, cioè partendo dalla fine. Quindi, partendo dalla fine, per prima cosa devi sentirti dire “E vabbe’, dai, rilassati, hai vinto, che cazzo pretendi?”. Beh, ecco, non è che lo pretenda, ma mi piacerebbe davvero potermi rilassare da un certo punto della partita in poi. Altrimenti mi tocca rispolverare il celeberrimo aforisma di Marcello Marchesi “Siamo nati per soffrire. E ci siamo riusciti” e mi spiace rispolverarlo per un’Inter-Sassuolo piuttosto marginale nel nostro campionato, nella nostra storia e nella stessa specifica e variegatissima storia dei confronti tra Inter e Sassuolo. Una partita che oggettivamente potevamo vincere comodamente e invece abbiamo vinto scomodamente – nel senso che gli ultimi 5 minuti li ho visti in piedi, è vita questa?
Ascolta “Estintori sfavillanti” su Spreaker.
Chivu, nelle interviste post-partita, ci chiede di apprezzare anche questa situazione: che sappiamo soffire e che comunque la partita l’abbiamo portata a casa. Posso anche provare a essere d’accordo con lui, ma – sempre procedendo a ritroso – mi imbatto nelle immagini del gol del Sassuolo e non posso che rimanerne turbato: due minuti e mezzo dopo aver segnato – di culo – il gol del 2-0 e avere sistemato le cose per vivere in serenità gli ultimi 10 minuti di partita, ti fai prendere d’infilata in un modo clamoroso, loro in movimento e noi fermi, una distrazione che poteva costare caro e che non è un buon segno. La leziosità precedente e la statuaria sufficienza di quel momento lì: no, non benissimo.
C’è una sproporzione – procedendo al contrario, incoraggiante – tra quello che produci e quello che realizzi. Incoraggiante nel senso che magari, un giorno, chissà se vicino o lontano, l’alchimia tra la postura dei piedi e il livello di cattiveria funzionerà meglio e vinceremo le partite 3-0 invece di 2-1, che farebbe tutta la differenza del mondo. I difetti dell’Inter si perpetuano nei suoi uomini: lo dicevamo dell’Inter di Inzaghi e lo diciamo dell’Inter di Chivu, che per la gran parte sono infatti gli stessi. Per noi è un 21 settembre che potrebbe essere benissimo un 21 agosto, per il ritardo con cui abbiamo iniziato la preparazione e le tossine che ci portiamo appresso. Ci tocca portare pazienza ma non è facile. Ci tocca persino guardare gli ultimi 5 minuti di un’Inter-Sassuolo in piedi davanti alla tv, e non è facile nemmeno questo. Abbiamo vinto, quindi dovremmo rilassarci. E però no, non è facile nemmeno questo: con questi tre punti passiamo dall’undicesimo al decimo posto, ma si può? Non ci sono più le vittorie di una volta.
Consoliamoci con Pio Esposito. Non solo per quello che è (e quello che speriamo possa diventare), ma perché perlomeno ci fa parlare d’altro. Non siamo sempre lì a fare confronti con Inzaghi, a valutare i difetti di Chivu, a fare la conta dell’età media o di quanto siamo scoppiati. C’è un ragazzo interista che ha vent’anni e fa il centravanti in un certo modo, non banale. Se riuscissimo anche a non mettergli troppa fretta, sarebbe proprio bello.








