Nell’estate del 1976, è sera, sono al campo sportivo di Arma di Taggia per assistere a un concerto (uno dei primi live della mia vita, forse il primo) di cui capirò abbastanza poco: Napoli Centrale, jazz rock partenopeo, un po’ eccessivo per un dodicenne di Voghera in vacanza al mare. Al sax James Senese, al basso tale Pino Daniele. Lunga pausa. Nell’estate del 1979 guardo distrattamente alla tv il Festivalbar, tale Pino Daniele canta Je sò pazzo e io penso che vabbe’, questo dice cazzo in una canzone e così tutti parlano di lui, tzè. Nella primavera del 1980 (com’è? Solo gli stupidi non cambiano mai idea?) sto guardando la tv, c’è un programma in seconda serata su Rai1 e resto folgorato dal pezzo che passa con la sigla finale. Mi pare proprio quello della rima pazzo-cazzo. Aspetto i titoli di coda, lui in effetti è Pino Daniele, la canzone si chiama I say i’ stò ccà, un blues un po’ in napoletano e un po’ in inglese, una voce della madonna, le tastiere, ten-ten ten-ten, l’armonica. Quando, un paio di giorni dopo, ho comprato Nero a metà non potevo cogliere la grandezza intima del gesto. Stavo entrando in possesso di uno dei dieci dischi più belli della storia della musica leggera italiana e stavo indirizzando i miei gusti musicali verso una direzione ben precisa, che rimarrà quella. All’insegna dell’essere curioso e onnivoro, dello spizzicare qua e là, delle lunghe fedeltà e delle brevi infatuazioni, ma con un fil rouge che non si spezzerà mai.
Io avevo sedici anni e mezzo e Pino Daniele 25. Fare un disco come Nero a metà a 25 anni significa essere un grande della musica. No, scusa: un grandissimo.
Nell’ordine, negli anni successivi: mi regaleranno Vai mo’, che album, che conferma. Poi mi procurerò il precedente Pino Daniele per ascoltarlo fino alla consunzione, potentissimo, e anche Terra mia per conoscere i primordi. Poi arriverà Bella ‘mbriana, un livello di qualità a cui nessun italiano poteva lontanamente puntare. Poi Musicante, sperimentando una chitarra nuova (mai un disco uguale al precedente, mai). Poi il live Sciò, doppio lp, libidine.
Nel 1985 sono a Merano, durante il servizio militare, ed esce Ferry Boat. Tornando a casa per una licenza, un venerdì pomeriggio, scendo a Bolzano e corro a un negozio di dischi sotto i portici, poi corro di nuovo in stazione e prendo il treno per Milano per un pelo. Poi l’arab rock (boh? lo diceva Pino) di Bonne Soirée e quell’assolo disperato di sax di un disperato Larry Nocella. Poi Schizzechea with love, poi Mascalzone latino tutto con la chitarra acustica (ma Faccia gialla l’avete mai ascoltata? No?).
E qui si opera al cuore.
Nel frattempo, l’avevo visto in concerto, nel 1981, al Festival dell’Unità di Voghera, che era un festival con i controcazzi. Era il tour di Nero a metà e se ci ripenso mi vengono i brividi e sento ancora il mal di culo della lunga attesa seduto nel cortile della ex caserma. Poi l’avevo visto a Pavia, anche lì cortile del castello, anche lì mal di culo ma che concerto, era il tour di Bella ‘mbriana, una band spaziale, un concerto meraviglioso. Poi l’avevo visto di nuovo a Pavia, al palasport, d’inverno, tour di Mascalzone latino: ricordo solo che durante un pezzo si ferma, dice stop stop stop, cala il silenzio: “Scusate, mi sono sbagliato”. Applauso, e ricomincia.
Torna dopo i by-pass nel 1991 con Un uomo in blues, bel disco, e altri ne seguiranno, di inediti e di live. Comprerò l’ultimo album nel 1997, Dimmi cosa succede sulla terra. Per uno che aveva amato anche al milionesimo ascolto le parole di Voglio di più, A testa in giù, Chi tene ‘o mare e decine di altre (oltre che grandissimo musicista, il primo Pino Daniele era anche un eccellente paroliere), la deriva di testi del tipo Che Dio ti benedica, che fica o Col sorriso di plastica mentre fai la ginnastica era non più serenamente accettabile, così come lo sprofondo delle collaborazioni – prima Wayne Shorter, Gato Barbieri, Mel Collins, Pat Metheny, ora Irene Grandi e Alessandra Amoroso – imbarazzante. E’ la vita. Tutti abbiamo un parente con cui abbiamo rotto i ponti o un amico che improvvisamente non abbiamo più visto nè sentito. Io avevo Pino Daniele. Sono stato con lui per 17 anni di grandi emozioni, e ormai da 17 lo avevo lasciato al suo destino. Non ho ricordi di Pino Daniele con pettinatura stilosa e vestiti griffati. Pino Daniele è uno solo, per me, quello con la criniera scarmigliata, i vestiti inguardabili, ingobbito sul microfono, sudato, spuorco, poderoso, immenso.
Prima di salutarlo nel 1997, lo avevo ancora visto a Milano, al Forum, due volte: da solo sul palco, che emozione, nel tour del rientro dopo l’operazione, e poi con Pat Metheny, concertone. Poi allo showcase di presentazione di Non calpestare i fiori nel deserto, quell’occasione irreale in cui hai davanti Pino Daniele che suona per te e altre cinquanta persone, roba da matti. Poi ero andato alla presentazione del suo libretto “Storie e poesie di un mascalzone latino”, una robetta buttata lì un po’ così, ma lui era Pino Daniele e io mi sono messo in fila per l’autografo. Tocca a me. Mi guarda: “Tu?”. Roberto. Scrive: a Roberto, Pino Daniele. “Ciao”. Ciao. Ciao Pino.
Cinque giorni fa, la sera di San Silvestro, mentre sono a tavola con amici, orecchio dal televisore – acceso per captare il countdown ufficiale per il brindisi – uno che sembra fare decorose cover di Pino Daniele, poi sento un assolo di chitarra e mi dico: minchia, lo fa proprio preciso. Mi alzo e vedo che è Pino Daniele in persona. Canta allo show di Capodanno di Rai1, mentre canta scorre sullo schermo il testo della canzone. E’ un karaoke, praticamente. Pino Daniele. Torno a tavola con il magone.
Lo stesso magone che ho adesso a ripensare al mio Pino, il mio amicone, quello del periodo 1980-1997, quello che ho conosciuto per un assolo di armonica e ho abbandonato prima che fosse troppo tardi. Non ci siamo più visti da allora, ma mi ha lasciato cose – dischi, canzoni, musiche, emozioni – che non si cancellano e che per fortuna restano per i posteri, me compreso. Il feeling è sicuro / Quello non se ne va. A volte non si deve aver paura di dire banalità del tipo “un piccolo pezzo della mia vita che se ne va”: anche se si tratta di un musicante, anche se sono solo canzonette, a volte è vero.
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Messaggio commovente. Queste per me sono le vere storie da raccontare. Chapeau.
Grande Settore !
Ricordo che nei primi anni 70 seguivo (of course) Alto Gradimento e in prima battuta non capivo perchè Arbore promuovesse quella “na tazzulella e cafè” che in fondo mi sembrava ( erano i tempo d’oro del rock inglese ) una cosetta. Evidentemente Arbore, come sempre, aveva visto lontano.
Settore, mi hai fatto ripensare ai tempi in cui i Festival dell’Unità erano un appuntamento culturale, quando appunto ti potevi imbattere in un disponibilissimo Lucio Dalla che ancora non aveva sfondato, negli Area e tutta quella galassia che ruotava intorno alla Camps, fino al rock-jazz del Perigeo e al Jazz di Giorgio Gaslini, un altro grande che ci ha da poco lasciato.
Quando penso a questo mi viene la sindrome del “dopo di noi il diluvio”, perchè senza i Gaber, Jannacci, e ora anche Pino Daniele, chi cercherà di dire l’indicibile in maniera importante?
I miei figli più giovani seguono il Rap.
Sinceramente mi sento datato.
Sinceramente sento molta nostalgia.
Cramps, mi sono perso una r.
Ho ascoltato poco Pino Daniele, pur apprezzandolo quando ho avuto modo di sentirlo in radio, a cene varie, o in qualunque altra occasione.
Ma voglio condividere il pensiero del Mucci, anche se in salsa diversa.
Estinta questa generazione di artisti (cantautori, registi, etc), sul palcoscenico italiano rimane il vuoto assoluto. Di certo non sono i fedez e i killa vari che potranno raccoglierne l’eredità: i mestieranti del commercio, semplicemente, sono una cosa completamente diversa dagli artisti.
Un wurstel del lidl non sarà mai una fiorentina, per quanto ci venga spacciato tutto per carne e certamente il primo sia consumato 1000 volte più del secondo.
Poveri noi.
bellissimo pezzo Sector
Bellissimo ricordo settore.
Sono dispiaciuto per la scomparsa prematura di questo grande artista, e allo stesso tempo allibito dal comportamento tenuto l’ultima sera della sua vita.
Possibile che uno del suo livello, cardiopatico dall’età giovanile, non sapesse che la cosa migliore era andare subito nel primo ospedale raggiungibile e casomai da li, se possibile, spostarsi, adeguatamente assistito, verso il ‘suo’ cardiologo??
Un conto è morire improvvisamente, mentre dormi o mentre canti, un altro è morire mentre in macchina, da Grosseto a Roma, pensi di evitare quello a cui stai andando incontro.
Forse è un pensiero stupido perchè la sua scadenza era ieri e il percorso del destino di ognuno di noi non può essere modificato, ma ancora non riesco a credere a una storia così.
Riposi in pace.
Si Gianni una situazione paradossale al limite del suicidio,conosco a memoria quel tratto di strada aurelia che ha dovuto percorrere in molti tratti a doppio senso di circolazione prima di arrivare ad imboccare l’autostrada a Civitavecchia per raggiungere Roma.
Non aver atteso il 118 il primo errore grossolano e pur volendo mettersi in macchina e non uscire ad Orbetello (GR) oppure qualche dieci km dopo all’ospedale di Civitavecchia che non dista oltre 500 metri dall’uscita dell’autostrda.
Ci sono cresciuto con le canzoni di Pino, io suo conterraneo, e ancora oggi ricordo il Concerto dei Duecentomila, a Piazza Plebiscito, a cui mi vanto di essere stato presente, e di cui non si riesce ad avere la percezione della potenza se non si era là al momento a goderne gli effetti.
L’abbiamo amato alla follia, noi ragazzi di allora, anche se impazzivamo sulle nostre chitarrelle per ripeterne gli accordi,’aumentato’, ‘diminuito’, mai banali, mai ‘normali’.
Ha non solo misturato l’anima del Sud alla cultura nera del Blues e del Rock, ha letteralmente ‘inventato’ nuove melodie, sonorità fino ad allora sconosciute. E la sua grandezza sta proprio in questo: nell’essere ‘arrivato’ a tutti, alla massa, senza compromessi: non ‘scendendo’ egli per ‘vendere’, ma portando gli altri ad un livello superiore, ampliandone la sensibilità e la cultura musicale, ‘aprendone la mente’, volgarmente parlando, migliorandone la qualità dell’ anima, infine.
Quello che andrebbe fatto da un Intellettuale, quale egli è stato, al massimo e originale significato del termine.
Questo bisogna dirlo per mettere ogni cosa al suo posto: i veri, grandi, Artisti e i semplici spacciatori di musica(?) o di arte in genere, provvisti di adeguato sondaggio per ‘vendere’ (la loro anima, se mai dovessero averne una).
Addio, Pino.
Ecco perchè ti voglio bene, Roberto.
Grazie.
A tutti quelli che urlano “Napoli colera” e amenità simili, vorrei dedicare Napul’è.
Forse la sua più bella canzone.
Forse la canzone in assoluto che racconta meglio una città bellissima e straordinaria come Napoli.
Settore, anch’io lo vidi per la prima volta con Napoli Centrale.
Era alla festa nazionale dell’Unità di Firenze, mi pare che fosse il 1974!
Quando sentii James Senese cantare in napoletano rimasi stupito. Non pensavo potessero esserci neri napoletani.
Ma ero giovane.
Poi capii che Napoli era la città più metropolitana e mescolata d’Italia.
Pensate che shock culturale fu sentire il jazz cantato in napoletano!
Una cosa davvero unica e potentissima.
Erano anni speciali Napoli pensava (sperava) di divenire migliore, di crescere, fu eletto un sindaco di sinistra ( non Bassolino ma Valente). Poi il Terremoto il caso Cirillo e la solita nostra pigrizia e tutto tornò indietro. Si salvarono in pochi e andarono via. Ottimo il tuo pezzo peccato che tu non sia mai stato a Napoli in quegli anni. Era tutta na’ta cosa.
Non era Valenzi?
Sempre un gran signore….complimenti
P.S. Molto brutti i fischi al minuto di silenzio per Pino Daniele.
Non c’è limite al fondo.
Certo giocare due tempi …….
Maura
Alla fine 1-1 a casa della Giuve non mi sembra così male.
Soprattutto perché, udite udite, abbiamo provato addirittura a vincerla.
E intanto Icardi
lapippachesinasconde
arriva a quota 9.
beh, bisogna dire che una volta tanto ci è andata bene … perfino l’arbitraggio è stato quasi “benevolo”, niente di terribile x carità, ma x i gobbi abituati a rubare a man bassa deve essere una cosa scioccante … certo se Icardi dava quella palla a Osvaldo …
Non l’ho vista, mannaggia, come abbiamo giocato?
Abbiamo DOMINATO nel secondo tempo. Non mi emozionavo così da anni.
L’arbitro, appena abbiamo pareggiato, ha iniziato ad ammonire sistematicamente tutti i nostri fino alla ridicola espulsione di Mateo.
Ci manca anche un rigore su Ranocchia.
La difesa resta spaventosa, ma meritavamo di vincere.
potevamo perdere 2-0 o 3-0
o vincere 2-1
sempre + Pazza, ma qualcosa si muove
Solito primo tempo dove abbiamo rischiato di beccarne almeno tre senza tirare mai in porta,poi grazie anche al calo delle merde la squadra è cresciuta,quindi come sempre si è scritto la preparazione atletica c’entra come i cavoli a merenda per giustificare le prestazioni opache.
Tecnicamente sono due spanne sopra purtroppo e in questo caso il punto è prezioso.
Prendiamo altri due tedeschi, chiunque siano ci rinforziamo di sicuro.
Bel secondo tempo; nel primo ho dubitato sulla utilità di Silvinho.
Questo paregggio è la più bella soddisfazione dell’anno ( oggi è il 6° giorno ).
Intervincit,
scendi da quel carro, ti aiuto io, andiamo a piedi per un pò.
Intervincit
La prestazione è opaca quando ne becchi quattro in casa dal Cagliari
non quando rischi addirittura di vincere contro una squadra che ha un gioco rodato da 3 anni
e ci è superiore tecnicamente.
Poi, con la consueta amicizia e per il semplice gusto della discussione da tifoso a tifoso, parlare di prestazione opaca dopo essertela andata a giocare là
mi sembra pretestuoso.
Non ha piovuto, e quindi magari Mazzarri avrebbe vinto 4-0, ma secondo me, con un approccio simile, nella prima parte della stagione
quando le partite erano abbordabili
forse avremmo fatto qualche punticino in più.
davvero hanno fatto un minuto di silenzio per Pino Daniele? mi sembra esagerato.
i fischi? dal momento che l’hanno dato era giusto osservarlo, ma un minuto di silenzio per un cantante bravo fin che si vuole non l’ho mai visto fare prima.
partita risolta grazie all’unico passaggio giusto di Guarin perfezionato alla grandissima da Icardi grazie alla collaborazione di Buffon che se stava in porta la prendeva comodo.
partita che avremmo anche potuta vincere dopo il pareggio per caso, visto che fino a quel momento non avevamo mai tirato in porta nemmeno per sbaglio.
peccato che Icardi sbagli un gol molto più facile di quello che ha fatto su quel cross che l’arbitro ci ha permesso di fare non sanzionando un possibile fallo su Bonucci a centrocampo che per le proteste si è anche beccato un giallo e poi non abbia passato la palla al momento opportuno ad Osvaldo che forse avrebbe potuto concludere meglio l’azione che non lui con quel tiro sbilenco facendolo andare in bestia come me.
visto il primo tempo inguardabile della difesa che faceva acqua da tutte le parti direi che ci si può accontentare per come è finita, certo guardando poi il secondo l’appetito è venuto mangiando ma bisognerebbe considerare che se loro ne facevano un altro paio nel primo il secondo non l’avremmo guardato neppure, per cui va bene così.
capisco l’amarezza di Vidic e anche di Andreolli nonchè di Campagnaro perchè fare le riserve, o ad essere costretti a giocare terzini perchè a loro vengono preferiti due emeriti incapaci come Ranocchia e J J toglierebbe la voglia di giocare a chiunque.
e per fortuna che come secondo abbiamo preso uno che dovrebbe mettere a posto la difesa…
speriamo che si accorga che per metterla a posto basterebbe mandare il duo scemo più scemo in tribuna perchè non se ne può più di vederli fare le medesime cazzate almeno tre o quattro volte per partita e solo grazie alla poca determinazione conclusiva della gobba che l’abbiamo scampata, perchè è vero che abbiamo preso un gol dopo cinque minuti ma ne avremmo potuto prendere uno anche solo dopo un paio.
Vabbuo’ corso, … buonanotte va’!
Straquotato,anche per quanto riguarda il discorso sull’arbitraggio
Corso,
per Lucio Dalla il Bologna fece un minuto di silenzio, giocò col lutto al braccio
e venne spostata anche la partita alle 18.30 , perché alle 15 c’erano i funerali.
Oh, ti lamenti tanto della memoria corta altrui…
corso
se mi dici di Vidic ok, ma. Andreolli?!
Io non l’ho vista ma mi immagino JJ e Ranocchia e concordo con te sui due e sulla difesa.
Non capisco perché Mancini non mette Vidic.
Comunque avere pareggiato a casa della Juve non è male per diversi motivi:
primo non abbiamo perso; secondo abbiamo rallentato la gobba e la Roma è lì; terzo le concomitanti sconfitte di Fiore e Milan.
Sono convinto anch’io, come ho letto sopra, che senza Mazzarri avremmo doveri punti in più
Este
il primo tempo è stato a dir poco indecoroso ho usato il termine prestazione opaca per non calcare la mano che poi le merde hanno queste amnesie nei secondi tempi(ne stanno discutendo adesso alla DS) grazie al cielo ci ha agevolato molto.Comunque sempre in amicizia e nel dialogo sei sempre convinto che sia una questione di preparazione e non una scusa come quella della pioggia? 🙂
doveri sarebbe diversi
Vabbè e’ il tastierino…
www è e-un-risultato-giusto-173451
Handa e’ uno che parla poco ma quando lo fa dice cose sensate.
Soprattutto verso la fine di questa sua intervista!
L’hanno fatto chiaramente intendere sia Mancini(che è bravo e ci rimetterà in linea di navigazione)che Handanovic che non si possono prendere dei gol da incapaci ad ogni partita, e partire ad handicap ogni volta. Credo che le orecchie di Ranocchia e J. Jesus staranno fischiando piú di una sirena stasera. Dirò di piú: una delle cose migliori che ci portiamo da questa partita è proprio la loro doppia squalifica per domenica prossima. Alla luce di tutto ciò, risulta per me inspiegabile la rinuncia a Vidic, che non sarà piú quello di una volta, ma certamente non è mai stato del livello di un Ranocchia qualsiasi.
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