Il Papa nero e i suoi confratelli

Giusto per mettere qualche paletto a questa stagione pazzesca, sennò si perde la nozione del tempo: sono passate tre settimane dalla magica notte di Bayern-Inter e due dalla altrettanto magica notte di Inter-Bayern. Poi, tra i quarti e le semifinali di Champions, una settimana in cui l’Inter ha giocato e perso tre partite senza segnare un gol, uscendo dalla Coppa Italia e compromettendo il campionato. Alla decima partita in un mese (30 marzo, Inter-Udinese – 30 aprile, Barcellona-Inter) e dopo tutto quello che è successo dopo il ritorno col Bayern, io non saprei spiegare dove l’Inter abbia trovato le energie – tesa, gambe, tutto – per fare quello che ha fatto a Barcellona. E comunque vada, perché potrebbe andare in tanti modi – soprattutto male -, non si può che essere orgogliosi di questa squadra e nel contempo assistere stupefatti al finale di questa stagione tuttora in bilico tra il quasi tutto e il niente.

In una Champions dove le grandi favorite si sono inchinate alle quattro semifinaliste, l’Inter scavalla nel mese di maggio con un percorso quasi netto – una sola sconfitta, ininfluente, con un gol al 90′ – dopo aver pareggiato a Manchester, battuto a San Siro l’Arsenal, eliminato il Bayern vincendo a Monaco e pareggiando in casa e infine andando a giocare una folle partita a Barcellona, dopo tre sconfitte e un certificato di morte emesso magari frettolosamente ma non senza qualche pezza d’appoggio.

Barcellona-Inter è stata una delle più belle partite dell’anno e l’Inter ne esce con l’ennesimo figurone ai massimi livelli mondiali, una prova di talento (meravigliosi i primi due gol e meraviglioso il quarto, annullato per il fuorigioco di un alluce) e di incredibile solidità – incredibile per una squadra morta, questo va detto. Il secondo tempo di Barcellona, tenuto conto che era la nostra 53esima partita della stagione e la decima degli ultimi 30 giorni, ha un che di miracoloso. Un secondo tempo giocato senza Lautaro, con molti dei migliori sostituiti perché ammoniti e/o in riserva. Un secondo tempo in cui noi sembravano destinati al massacro e che invece ha visto il Barcellona andare spesso in confusione. Loro, non noi. Ma di brutto.

Loro sono fortissimi davanti e molto vulnerabili dietro. Il 3-3 è il risultato naturale della partita, se la settiamo su questi due parametri. Ma non era affatto scontato che noi facessimo tre gol – praticamente quattro – al Barcellona a casa loro, difendendoci dal loro assalto e dalle genialate di Lamine Yamal, ma mettendoli continuamente alla frusta con le nostre ripartenze e facendogli passare così tanti spaventi che stanotte ripenseranno alla partita e diranno: ok, è andata bene. Dumfries se lo sogneranno fino al ritorno.

Con la nuova regola, un 3-3 in trasferta non è più una quasi vittoria ma un semplice pareggio. A San Siro si ripartirà da zero e loro, per questo, saranno i favoriti. Allo stato attuale pare che tornerà Lewandowski e forse non ci sarà Lautaro, vabbe’. Ma questa Inter di Champions, elevata a un livello di eccellenza e sempre in grado di fare di necessità virtù, può sognare la finale. E anche solo il fatto di essere qui a sognare, ragazzi, è un privilegio che dovremmo goderci un po’ di più.

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4 risposte a Il Papa nero e i suoi confratelli

  1. Giorgio scrive:

    Grazie, Inter.
    Grazie, Settore.

  2. denny71 scrive:

    Primo?

  3. Simone T scrive:

    Daiiiiiiii

  4. denny71 scrive:

    Ach! Dannaten Giorgio! Mi hai bruciato sul filo… 😃 ma sono contento lo stesso, e orgogliosissimo di questi ragazzi, anche se penso che al ritorno non ce la possiamo fare, senza lautaro, con thuram che è ancora a rischio (nonostante il goal da cineteca) meno male che è tornato il nostro denzelone, ma siamo onesti, sarebbe già difficile con la squadra al completo, così è una mission impossible 😓

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