Erano anni e anni che non vincevamo quattro partite di fila. Precisamente, uno (e qualche giorno). Era successo a fine 2015, nell’autunno dorato del Mancio ancora sorridente – come noi, del resto – e degli 1-0 straordinariamente ripetitivi per i fegati altrui: battemmo Bologna, Roma, Torino e Udinese – sempre loro – in una serie che culminò con il primato in classifica con 4 punti di vantaggio. Al che accadde che un amico (si chiama Gigi) mi chiamò al telefono per dirmi che davano l’Inter a 5 per la vittoria dello scudetto e che gli sembrava il caso che giocassimo 20 euro. Non mi soffermo sul seguito della storia (dell’Inter e dei miei fottuti 20 euro), ma allargo il campo e dico che si trattò in realtà di una splendida serie di sette partite, 6 vinte e una persa a Napoli facendo un secondo tempo da paura. Poi niente, sul far del Natale io giocai i 20 euro sognando di incassarne 100 qualche mese dopo e l’Inter, per ringraziarmi della fiducia, smise d’amblè di giocare, a partire dalla magica notte di Melo e della Lazio, di Jovetic e del Mancio, e una storia va a puttane, sapessi andarci ioooooooooo.
Un anno e un mese scarso dopo ecco rifare una serie di 4 partite vincenti – Genoa, Sassuolo, Lazio, Udinese – che mi stimolano una riflessione parellela. Si tratta in realtà (punteggiata dalle ultime tragiche esibizioni europee, ma quelle vanno calcolate correttamente a parte) di una abbastanza splendida serie di otto partite in campionato, di cui 6 vinte, una pareggiata (bene, col Milan) e una persa (demmerda, col Napoli).
Sono le otto partite senza De Boer.
Non parliamone più. Lo fanno di continuo loro, i nostri beniamini, dal capitano Icardi che ricorda “il clima insostenibile” al morituro Jovetic che mentre prepara la valigia ancora non si capacita del perchè non lo faceva giocare nemmeno lui. E insomma, si capisce come se la passasse il povero Frank ad di là delle sue colpe. Ma De Boer è il passato, lo è ormai definitivamente se lo score è questo: via lui abbiamo quasi sempre vinto, non abbiamo quasi mai perso e, dopo un primo periodo di adattamento alla nuova guida, la squadra ne prende meno e ne mette di più. Lo dicono i numeri.
Ora, nessuno di noi può dire come proseguirà questa storia. Se si chiuderà qui o se davanti a un calendario molto invitante proseguirà. Io posso solo confessare di avere ricevuto (ma prima di Udinese-Inter, non dopo: prima) la telefonata del mio amico (si chiama Gigi) (sì, lo stesso dell’anno scorso) che mi ha chiamato per dirmi che danno l’Inter vincente in campionato a 65 e che gli sembra il caso di puntare 10 euro, 5 a testa. E tutto questo mi titilla una suggestione, quella di poter leggere questa storia specularmente a ritroso, che non so bene cosa voglia dire ma mi piace come formula. Nel senso che un anno e venti giorni fa la serie si infranse contro il nulla che ne seguì, mentre mi piacerebbe assai che ora questa serie – partita dal nulla che l’ha preceduta – ora cresca e si moltiplichi.
Ma tutto questo è così fatuo, amici, così caduco, così appeso al filo dei garretti dei nostri incostanti beniamini (sospiro)… E poi non chiedetelo a uno che sta per sacrificare 5 euro sull’altare del più cazzone degli obiettivi. Credendoci, tra l’altro.
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