
Va bene, mi arrendo, ho perso. Chiedo scusa ad Acerbi, Juan Jesus, a Martin Luther King e al Ku Klux Klan. Il mio idealismo a volte mi prende un po’ la mano: d’accordo, non pensavo di poter risolvere la questione del razzismo da Zio Tom ai giorni nostri con la condanna esemplare di un difensore centrale della mia squadra del cuore (che mi sta pure simpatico e ammiro molto), ma avrei considerato con interesse una decisa ed esemplare presa di posizione del mondo del calcio – una delle entità più farlocche in natura, gentaglia che giuoca con i nostri sentimenti e i nostri portafogli – su una questione attuale, eterna e irrisolta.
E’ andata male – parlo per me, eh? – E niente, pace, come conseguenza diretta avremo un centrale da schierare regolarmente al centro della difesa nel partitone con l’Empoli, ma non potremo fare lezioni di educazione e inclusione alle giovani generazioni citando il caso Acerbu-Juan Jesus che, non essendo concessi ricorsi, passa direttamente agli archivi.
Ascolta “Save the lambs” su Spreaker.
Come purtroppo mi aspettavo, il 90 per cento degli sportivi si è diviso su questioni accessorie invece che dedicarsi al tema principale, se cioè sia giusto nel 2024 dare con leggerezza del negro a una persona di pigmentazione non caucasica. E se sia giusto, avendolo fatto, passarla liscia. Le questioni accessorie a me non interessavano proprio – mi ero detto: guardo la luna, non il dito – ma hanno prevalso nettamente: non ci sono prove, la parola dell’uno contro quella dell’altro, il labiale non si capisce, nessuno ha sentito, Acerbi è mica razzista, eccetera eccetera… Metti tutto questo in mano alla Giustizia sportiva e bòn, la questione è risolta.
Mi ero sentito sottoporre questa tesi, durante una delle centinaia di chiacchierate delle ultime ore: non ci sono prove, se condannano Acerbi senza prove sarà sufficiente che uno in campo dica che l’altro gli ha dato nel negro per fare scattare espulsioni e lunghe squalifiche. Tu vuoi proprio questo, Setto’?
Al che ora ribatto con questa tesi: sarà sufficiente non urlare e coprirsi la bocca per dare nel negro a chiunque, impuniti. Tu volere questo, buana?
Mi spiace un po’, perchè per 9 giorni siano stati costretti a parlare di razzismo ma di questi 9 giorni di dibattito intenso non rimarrà nulla. Io speravo che passasse il messaggio che dare nel negro a un altro è una cosa pessima, squallida, anacronistica. E speravo in una pena esemplare perchè da qualche parte – tipo dalle pene esemplari, appunto – bisogna pur partire. Le battaglie culturali hanno necessità di un punto d’appoggio. Oh, siamo riusciti a vietare il fumo al bar, al cinema, al ristorante, in treno, sull’aereo… sembrava la cosa più impossibile della storia del genere umano, invece è successa. Pensavo si potesse fare qualcosa con gli insulti razzisti. Niente, è andata così, mi ritiro in buon ordine.
Resta un po’ di amarezza mista a un risolino sarcastico. Acerbi è stato assolto dopo essersi difeso affermando di avere detto a Juan Jesun “ti faccio nero”. E niente, mi è venuto in mente il nostro Parlamento quando confermò con una votazione in aula che Ruby era la nipote di Mubarak. Era il 27 maggio 2010, noi cinque giorni prima avevamo regolato i conti con la Storia. E adesso, cinque giorni dopo questa sentenza, in perfetta armonia con i fatti di 14 anni fa, possiamo tornare a dedicarci alla nostra missione bi-stellare. Meglio. Perchè i dibattiti sui massimi sistemi, ecco, non ci vengono benissimo. Come categoria – i tifosotti -, intendo.
(per l’angolo Podcast, giunto all’episodio #54, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato, il mitico Max, attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Siete tifosi della squadra meno razzista dell’universo: cosa volete di più? Comunque ci sono dibattiti aperti su temi fondamentali del tipo: quale orario preferite per le partite? E quale invece vi fa cagare? Quale scaramanzia adottate prima della partita? E quanto garantisti sareste stati se Juan Jesus l’avesse insultato Theo Hernandez?)
(il podcast , oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Prendete appunti – non è difficile – : scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. Ma vi perdete delle cose che manco vi immaginate)