
Totalmente avvinti dalle vicende interiste, i Gufi stavano quasi per dimenticarsi di gufare. Del resto, è stata una strana stagione. La Juve aveva rischiato di arrivare quarta nel suo girone di Champions, circostanza che avrebbe determinato un incredibile imprevisto: la mancata attivazione della gufata. Con i gobbi fuori dall’Europa già prima di Natale, senza nemmeno darci la possibilità di gufare, la stagione 2022-23 poteva passare alla nostra storia con un trattino (tipo quella magica 2004-2005, you know), n.g., non gufata, non ce n’è stato bisogno. L’orribile cammino bianconero ha quindi provocato un po’ di rilassamento, lo dobbiamo ammettere. Pensavamo che avrebbero risolto da soli, prima o poi, senza interpellarci. Invece in primavera si sono addirittura guadagnati le semifinali di Europa League pur nel generale disinteresse di una nazione intera, distratta da robette tipo il derby fratricida e l’Inter che va in finale di Champions, mica ‘sta sbobbetta dell’Europa League, vabbe’.
Al che Er Pomata un giorno richiama la truppa: “Siviglia-Juve, bisogna gufare prima che sia troppo tardi”. Ci sono un po’ di defezioni, gente in missione per conto di Dio, altra al lavoro, altra stanca per il troppo lavoro, cose così. Alla fine ci raduniamo in quattro: Er Pomata, Er Blogghe, Er Matita ed Er Molare. Pranzo frugale – vino, stuzzichini, salame, alcuni tipi di formaggio di cui uno servito con uno strumento di tortura del XIV secolo spacciato per un aggeggio per gourmand – e poi tutti schierati davanti al televisore. Er Pomata ha agghindato come al solito il salone delle feste con gadget a tema. In particolare, ha appoggiato sulla mensola sotto lo schermo un enorme gufo di terracotta che da solo oscura un terzo del pur mostruoso 150 pollici. In pratica, se l’azione si svolge a sinistra la si può solo intuire tra ali, penne e becco. “Scusa, non è che possiamo leggermente spostare quel…”. “No”.
Dopo una quindicina di minuti di assoluta inutilità, il match di Siviglia prende leggermente quota e le due squadracce in campo si procurano qualche occasione. Mentre condivido le sporadiche emozioni con Er Matita ed Er Molare, ci accorgiamo che Er Pomata ha cambiato umore. E’ pensieroso, dà segni di nervosismo. Continua a fare ricerche sul telefonino. Sbircio le sue gugolate: gel, brillantina, brillantina linetti over the top, bitume, dove trovare bitume, bitume made at home, asfalto, asfalto in testa fa male?, millechiodi, attack estremo, cemento armato, alluminio anodizzato, colata di acciaio, colata di acciaio in testa controindicazioni. E lì capisco. Gli era già capitato durante la gufata con il Lione: quando vede in campo qualcuno più pettinato di lui (a parte Zanetti, fuori classifica per motivi sentimentali), entra in fase down. Nel 2019 passò mezza partita a guardare con invidia Maxence Caqueret, stavolta è la pettinatura dell’arbitro olandese Danny Makkelie a rovinargli la serata. A un certo punto si avvicina al maxi-schermo con una lente d’ingradimento, valuta la calotta di Makkelie, ha un leggero gesto di stizza e torna nella sua poltrona padronale. Una lacrima gli solca il viso. “Sei preoccupato perchè il Siviglia non segna?”, gli chiede ingenuamente Er Molare. “No, vattene affanculo, lasciami stare”, sibila Er Pomata singhiozzando.
All’intervallo Er Pomata apre complusivamente bottiglie e versa vino a nastro. “Ma siamo ancora 0-0”, gli fa notare candidamente Er Matita. “Basta, non capite un cazzo, sciolgo il clan dei gufi, sciolgo il televisore nell’acido, sciolgo l’abbonamento all’Inter e…”. Alla parola Inter, Er Pomata ha un guizzo e torna in sè: “Ma chi se ne frega, Forza Inter, arbitro parruccato, Juve merda!”, dice abbracciandoci, baciandoci (“perdonatemi”, si lascia sfuggire) e versando altro vino, costringendo noi tre a bere ogni volta “che se non bevete porta male”.
L’eccesso alcolico e la liberazione di Er Pomata dai suoi spettri tricologici riporta l’allegria nel gruppo, tanto che il ritrovato buon umore non cambia al gol della Juve (o almeno quello che pensiamo sia stato il gol della Juve: con il gufo davanti non abbiamo visto un cazzo), anzi, si amplifica. “Vamos, vamos!”, urla Er Pomata agitando il suo scettro e sfiorando prima il naso di Er Matita e poi il prezioso lampadario centrale da 270 chili di vetro di Murano. “Remuntada!”, urliamo noi, levando in alto i calici.
L’euforia si sostanzia al pareggio del Siviglia, siglato da uno che abbiamo schifato per anni e che ora eleggiamo a Pallone d’Oro in pectore: “Su-Su-Su-Su”, intoniamo in coro mentre Er Pomata, senza un capello fuori posto, versa altro liquido non identificato nei bicchieri. “Quantèffortesusoooo, quantèffortesusoooo”, cantiamo sul balcone che dà verso la valle, mentre la partita scorre come fosse già vinta. “Credo ci siano i supplementari”, fa notare Er Molare alcuni minuti più tardi, indicando in alto a sinistra, seminascosto dal gufo reale, il cronometro fermo e il risultato sull’1-1. “Su-su-su-su”, gli rispondiamo in coro. “Bevi e non rompere i coglioni”, gli intima Er Pomata sistemandosi la calotta con una sostanza che mi sembra di identificare correttamente con quella cera che toglie i graffi dalla carrozzeria.

Overtime. Passano cinque minuti e un altro giocatore che abbiamo schifato per anni segna di testa (o almeno credo: l’azione si svolge dietro il monumento al gufo) e porta in vantaggio il Siviglia. “Lamelaaaaaa-aaaargh!”, urla Er Pomata, emettendo nel finale un gigantesco rutto (aveva appena aperto e servito un prosecco). E io, mentre saltiamo davanti al 375 pollici, urlo: “Cogli la prima mela, cogli la prima mela, cogli la prima mela, ah!”. Al che ci mettiamo tutti e quattro a ballare e a cantare l’intera canzone di Angelo Branduardi del 1979, e poi scarichiamo l’intero album e ci accorgiamo che nel lato B del 33 giri c’è anche la canzone “Il gufo e il pavone”, evidentemente un segno del destino. Quando cantiamo per la diciassettesima volta “Cogli la prima mela” la partita è già finita da un pezzo e stanno intervistando Allegri. Di nascosto dagli altri guardo sul telefonino: ha vinto il Siviglia, ok, tutto a posto.
E’ stata la gufata numero 10, quindi ci metteremo la stella sulla maglia. Senza accorgercene siamo approdati alla seconda cifra. Avevamo iniziato questo ciclo con una semifinale di Europa League e lo finiamo con una semifinale di Europa League. Albo d’oro: 2014 Benfica (Europa league), 2015 Barcellona, 2016 Bayern, 2017 Real Madrid, 2018 Real Madrid, 2019 Ajax, 2020 Lione, 2021 (in Dad) Porto, 2022 Villarreal, 2023 Siviglia (Europa league). “Che dite, brindiamo?”, propone Er Pomata che ha il solito sorriso estasiato e non si ricorda di avere già svuotato la cantina. Guarda nel frigo e tira fuori una bottiglietta di chinotto, poi la rimette dentro. Io intanto sbircio sul suo telefonino lasciato incustodito nel tavolo: Makkelie, Makkelie capelli, Makkelie parrucchiere, Makkelie consigli, Makkelie bitume, bitume olandese, confronto bitume Olanda Italia, bitume prezzo.
“Grazie Juve per questi dieci anni insieme”, brindo levando il calice che ha ancora qualche residuo di liquido. “Cento di questi dieci anni, cioè, quindi mille, cioè, intendevo dire che” farfuglia Er Molare, che cade in catalessi. Er Matita continua a canticchiare successi di Branduardi ed è passato a “La pulce d’acqua”. Er Pomata, con un sorriso a 142 denti, beve a canna dalla bottiglia di prosecco: sembra Dan Aycroyd vestito da babbo natale nella Poltrona per due. La Juve, la nostra sicurezza.
