La sera in cui un ex ti segna tre gol in mezz’ora, e quell’ex non è – chessò – Icardi o Lukaku (gente, per dire, da cui tecnicamente ti puoi aspettare tre gol in mezz’ora) ma Joao Mario (gente da cui in mezz’ora non hai mai visto fare non dico tre gol, ma tre cose passabili, ecco), rischia di essere una di quelle sere maledette che ti cambia il corso di una stagione fin qui quasi perfetta. Perchè le cose nello sport vanno così: viaggi col pilota automatico della fiducia e ti va tutto bene, poi una sera all’improvviso ti prendi cinque o sei pere a Lisbona in Eurovisione e il tuo castello di certezze si sgretola come una sbrisolona sotto le ruote di un suv in manovra.
(non so come mi sia uscita questa metafora, ma ho deciso che la tengo)
Perchè, ecco, io dopo il terzo gol di Joao Mario e dopo 35′ di Benfica-Inter in cui la mia squadra schierata con la formazione B sembrava piuttosto disinteressata alla partita mi sono visto apparire davanti agli occhi questa cosa: il tabellone del Da Luz con un risultato catastrofico (tipo Benfica-Inter 6-0) diventare un meme eterno, tipo quello di Milan-Cavese o di Rimini-Juve, you know, quelle robe che te le postano a tradimento per ricordarti momenti meno felici della tua lunga storia.
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E qui, proprio in questo momento, si verifica un clamoroso corto circuito tra blog e podcast, cioè tra me che guardo una cosa (una partita di calcio, 99 volte su 100) (sono un poveretto, lo so. Voi no?) e poi ne scrivo o ne parlo a seconda del device.
E’ andata così. Quando finisce quella pena del primo tempo, mando un vocale al mio socio Max così, giusto per inventarmi una gag in questa serata di pura merda distillata, e gli dico: “Vabbe’, basta così, io cambio canale, mi guardo Chi l’ha visto? e mi sento un po’ di fado, due cosette allegre, molto più di questa partita inutile e malsana”.
D’accordo, era una gag, ma l’ho fatto davvero. Nell’attesa di tornare sul divano per il secondo tempo ha preso il mio pc, mi sono isolato nello studio, ho avviato Raiplay e Youtube e mi sono messo a switchare tra le due pagine – Chi l’ha visto? e un pezzo di fado – senza rendermi conto che il tempo trascorreva veloce. Tanto che a un certo punto mi arriva un vocale di Max che dice: “Ha segnato Arnautovic, ti prego, continua col fado”.
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Ha segnato Arnautovic. Un miracolo, mi dico. Vabbe’, allora continuo col fado. Mentre zompetto su YouTube tra video di Amalia Rodrigues e video di Ana Moura, pur non riuscendo a distinguere un pezzo dall’altro, e guardando la Sciarelli senza audio, vengo a sapere via via che abbiamo segnato anche il 2-3 – e io continuo, mi costringo allo scranno del sacrificio – e poi a un certo punto che ci danno un rigore e lo tira Sanchez.
Gol. E’ il secondo miracolo – Sanchez che segna un rigore dopo averne sbagliati 15 degli ultimi 18, una roba così – e basta, non mi alzo più, il mio posto è qui, il divano è una stanza più in là, saranno dieci passi, ma io non ci vado. Sono sacrifici che un vero interista deve saper affrontare. Mentre cerco Dulce Pontes ma mi imbatto in Marta Pereira (però canta un uomo, ohibò) Max mi informa che abbiamo pure preso un palo, poi che hanno buttato fuori uno di loro. E infine il risultato finale, 3-3, che è meglio di un 3-0 per loro, molto meglio. Perchè tornare a casa con una brutta sconfitta avrebbe rotto un po’ questa positività che ci sostiene, mentre aver rimontato tre gol addirittura la amplifica un po’.
Per la cronaca, ho visto i tre gol dell’Inter solo 16 ore dopo, al tg di La7 delle 13.30. Forza Inter (al primo che mi fa sentire un pezzo di fado gli mando un raggio laser che gli fulmina la scheda audio in un nanosecondo)
(per l’angolo Podcast, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Però, per rimanere in tema, sarebbe carino parlare di Inter, di scaramanzie, cose così. O se volete mandarci un demo mentre cantate una canzone triste portoghese, va bene uguale)
(il podcast, che ha ormai ampiamente superato la soglia psicologica dei venti episodi, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Non dite cazzate, dai: scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. Ma se volete rimanere nell’ignoranza, chi sono io per impedirvelo?)